Il saggio che qui
presentiamo pubblicato su giornale londinese Solidarity nel 1965 fu tradotto in
italiano sul n.2 del 1966 del giornale "Lotta Comunista".
Il gruppo
Solidarity era il prodotto di una scissione del gruppo trotskista di Gerry Healy
e aveva stretti contatti con la celebre rivista francese "Socialisme ou
Barbarie" animata da Castoriadis e Lefort. Questo breve saggio è tanto più
interessante in quanto collocandosi nel dibattito allora decisivo tra le
avanguardie sul significato della guerra in Vietnam ricostruiva storicamente il
ruolo devastante dello stalinismo.
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E' impossibile
capire la situazione del Vietnam se non la si guarda nel contesto della
situazione mondiale - un mondo in cui le grandi potenze economiche, gli USA da
un lato, l'URSS e la Cina dall'altro, stanno lottando per la supremazia
mondiale.
Questi due colossi si sono incontrati faccia a faccia nel Vietnam e le migliaia
di Vietnamesi che vengono uccisi e mutilati ogni giorno sono l'inconsapevole
posta di questa lotta mondiale.
Più del 95% della popolazione vietnamita è composta di contadini. Per quel che
li riguarda, essi sono impegnati in una guerra contadina. Le più grandi
differenziazioni esistono -- e sono sempre esistite -- nelle proprietà terriere
del Sud ed è proprio qui che la lotta è più aspra.
Uno sguardo alla carta pubblicata sul « TIME » del 6-8-65 mostra che la gran
maggioranza dei contadini appoggia il Vietcong che per essi significa
liberazione dalla dominazione straniera e fine del sistema feudale ancora
prevalente nel sud del paese. Alla politica estera cinese conviene appoggiare il
movimento di liberazione in questo periodo, come conviene alla politica estera
americana di ostacolarlo in questo stesso periodo. Ciò è quel che determina la
situazione e non le azioni dei Vietnamiti.
L'aggressione americana nel Vietnam ha già creato un movimento di opposizione
diffuso in tutto il mondo. Noi sosteniamo questo movimento completamente, ma il
nostro appoggio non è basato su alcuna illusione sul Vietcong. Riconosciamo che
il maggior appoggio al Vietcong è dato dai contadini, ma dobbiamo anche
ammettere che esso è un « Fronte Popolare » controllato dai Comunisti il cui
obiettivo è quello di istituire uno stato burocratico simile a quello già
esistente nel Nord. Riconosciamo anche che la politica del Vietcong, in passato,
non è stata chiara e che le mani dei suoi dirigenti sono sporche del sangue
della classe operaia,
Non è la prima volta nella storia del comunismo che le burocrazie sono state
create col sacrificio di rivoluzionari devoti alla causa. I circoli dirigenti di
Mosca, Pechino e Hanoi stanno servendosi oggi dell'odio genuino dei contadini
per l'invasore straniero e del loro sincero desiderio di terra, in modo così
cinico, come non era mai avvenuto per il passato.
Colonia francese
L'Indocina divenne una colonia francese nel 1870. Non fu mai una colonia
particolarmente efficiente o lucrosa, -- difatti, nel 1890, i legislatori
francesi si lamentavano che la Francia spendeva 80 milioni di franchi all'anno
per guadagnare 95 milioni. La colossale spesa serviva a mantenere l'enorme
servizio civile burocratico, uguale numericamente all'Amministrazione britannica
in India. (Popolazione in Indocina, 30 milioni; in India, 325 milioni).
La produzione industriale era trascurabile. Il 96 5% di tutte le esportazioni
consisteva in materiale grezzo. Il lattice grezzo veniva appena appena lavorato
ed, appunto perciò era esportato a bassissimo costo dalla « Michelin ».
Sebbene il suolo indocinese fosse ricco di carbone e di metalli vari, vi era
solo una fonderia in tutto il paese. I due terzi del carbone venivano esportati.
Anche il riso veniva esportato. L'Imperialismo francese vedeva nella
non-industrializzazione delle sue colonie una garanzia di stabilità. Esso
cercava con tutti i mezzi, di impedire lo sviluppo di una classe operaia
numerosa, associata ed istruita.
Il sistema di coltivare la terra era molto arretrato. Circa 700 coloni europei
erano proprietari del 20% del terreno coltivabile di cui solo la metà veniva
lavorata. La gran massa dei contadini poveri possedeva meno di 5 acri e, nel
Nord, spesso meno di un acro. L'irrigazione era molto primitiva. Le risaie
indocinesi producevano meno della metà della produzione per acro ottenuta dai
giapponesi. Anche i fertilizzanti venivano esportati.
Prima della Seconda Guerra Mondiale, nel 1937, il Governo di Fronte Popolare di
Leon Blum introdusse la legge delle 8 ore lavorative e, sebbene i sindacati
fossero proibiti dallo stesso governo, i datori di lavoro francesi furono
costretti e scendere a patti con rappresentanti dei lavoratori.
Il partito staliniano
Il Partito Comunista Indocinese fu fondato nel 192g. In principio le sue
attività furono essenzialmente rurali, nonostante il suo linguaggio proletario.
Nelle città l'I.C.P. lavorava in stretta alleanza con l'influente partito
Trotzkista e nel 1933 i due partiti presentarono una lista comune di candidati
per le elezioni del Consiglio Coloniale.
Vennero eletti candidati di entrambi i partiti, il che dimostrava che le
autorità francesi intelligentemente riconoscevano il carattere non
rivoluzionario dei due partiti.
I primi anni del '30 furono caratterizzati da numerose rivolte, dimostrazioni
contadine e scioperi delle industrie. Migliaia di sostenitori si iscrissero sia
all'I.C.P. che al Partito Trotzkista finché l'Agosto del 1935 vide il Settimo
Congresso del Comintern ed una brusca svolta nella linea di Mosca.
Il nuovo ordine del giorno fu di collaborare con le « Democrazie »Occidentali e
con i « capitalisti progressivi » contro il sorgente potere del fascismo e,
ubbidientemente, il Comitato Centrale dell'I.C.P. tolse dal suo, programma lo
slogan « Abbasso l'Imperialismo francese ». Anche la campagna contro i
governanti feudali indocinesi e la richiesta per l'indipendenza nazionale furono
abbandonate. Contemporaneamente fu lanciata un'intensa campagna contro il
Trotzkismo. Ho Chi Minh poté fieramente dichiarare al Comintern nel luglio 1939:
« Per quel che riguarda i Trotzkisti nessuna alleanza o concessione. Essi devono
essere smascherati alla stregua dei fascisti, quali essi sono ».
I giorni del Fronte Popolare finirono quando la Francia nel settembre 1939, mise
al bando il CP in patria e all'estero. Di conseguenza terminò la luna di miele
del CP con i colonialisti francesi. In una dichiarazione alla stampa il 13
novembre 1939 si cercò di salvare il salvabile condannando la guerra
imperialistica francese contro la Germania nazista, ma chiedendo
contemporaneamente ai suoi sostenitori di combattere contro il Giappone (che a
quel tempo minacciava le posizioni russe in Estremo Oriente).
« 11 nostro Partito trova necessario combattere sia contro la guerra di furto e
di massacri dell'Imperialismo francese che contro le mire aggressive del
fascismo giapponese ».
Gli USA si interessano alla colonia
Non tutti sanno che già fin dal 1940 i governanti americani avevano deciso, che
dopo la 2' guerra mondiale l'influenza francese sarebbe dovuta finire in
Indocina ed essere sostituita da quella americana. A Teheran e ad Yalta
Roosevelt propose di sostituire il governo francese in Indocina con una specie
di amministrazione internazionale. Stalin fu d'accordo sulla proposta, che però
fu respinta da Churchill.
I primi effetti di questa politica apparvero nel giugno del 1940, quando il
governatore francese, Ammiraglio Decoux, tentò urgentemente di acquistare
aeroplani ed equipaggiamenti dagli U.S.A. da usare contro gli imminenti attacchi
giapponesi. Gli equipaggiamenti erano già stati pagati ma Washington intervenne
e rifiutò la consegna. Decoux fu praticamente costretto ad accettare le
richieste giapponesi di « agevolazioni » nella Baia di Tongking.
L'interesse degli U.S.A. per l'Indocina spiega in parte Pearl Harbour. Nel
luglio 1941 i Giapponesi occuparono le basi aeree nel Vietnam del Sud. Gli
americani replicarono mettendo l'embargo sul petrolio da spedire in Giappone e
il congelamento di tutte le attività giapponesi negli Stati Uniti. All'ultimo
momento, solo pochi giorni prima di Pearl Harbour, Roosevelt offrì al Giappone
una garanzia di non aggressione in cambio del ritiro delle truppe giapponesi
dall'Indocina.
La sconfitta nazista in Francia nel 1944 e 1945 suggerì alle truppe francesi in
Indocina (che durante la guerra erano state riconosciute come autorità legale
del Governo Giapponese) l'idea di cacciar via i giapponesi dalla colonia. I
Giapponesi contrattaccarono e nel marzo del 1945, lanciarono un'offensiva in
grande stile contro le guarnigioni francesi. L'Aviazione Americana stava
operando nella zona e le furono inviati urgenti appelli di aiuto -- appelli che
rimasero accuratamente ignorati dal Comando Americano. La ragione è meglio detta
con le parole del Generale Chennault, comandante del 14° corpo delle Forze Aeree
degli U.S.A.:
« ...dal Quartier Generale arrivarono ordini che in nessun caso si dovessero
fornire armi e munizioni alle truppe francesi. Mi fu permesso di procedere con
azioni " normali " contro i Giapponesi in Indocina purché non implicasse
rifornimenti alle truppe francesi... Gli ordini del Generale Wedemeyer di non
aiutare i Francesi provenivano direttamente dal Ministero della Guerra. Era
chiaro, quindi che la politica americana era che l'Indocina francese non doveva
ritornare alla Francia. Il Governo americano aveva interesse a che i Francesi
fossero cacciati via con la forza dall'Indocina in modo che nel dopoguerra la
separazione dalle loro colonie sarebbe stata più facile. Mentre i trasporti
americani in Cina evitavano il territorio indocinese gli inglesi effettuavano i
rifornimenti di mitragliatrici granate, e mortai per via aerea partendo da
Calcutta ».
Gli aeroplani inglesi dovevano volare per 3000 km. per compiere la loro missione
di assistenza mentre gli aerei statunitensi, a soli 300 km. erano ufficialmente
costretti ad ignorare la tragica situazione delle guarnigioni francesi che
vennero distrutte. Il 10 marzo 1945 i Giapponesi dichiararono l'Indocina «
indipendente » e nominarono Bao-Dai imperatore.
Con lo scoppio della guerra la direzione dell'I.P.C. aveva lasciato l'Indocina e
si era rifugiata in tutta sicurezza nelle vicine province cinesi. Esso si adeguò
alla nuova linea di « Unità Nazionale », tanto più in quanto i signori della
guerra della Cina Meridionale erano pronti a sostenere Ho-Chi-Minh ed i suoi ben
disciplinati comunisti. I Cinesi avevano ambizioni sull'area di Tongking ricca
di minerali e sentivano che potevano servirsi di Ho per raggiungere i loro
scopi.
Ho, tuttavia aveva altre idee. L'organo ufficiale « Party History »dichiara:
« L'I.P.C. sosteneva una politica estremamente chiara: guidare le masse
all'insurrezione al fine di disarmare i Giapponesi prima dell'arrivo delle Forze
Alleate in Indocina strappare il potere ai Giapponesi ed ai loro capi fantocci
ed infine, come rappresentanti del popolo, dare il benvenuto alle forze alleate
».
La conquista del potere
Nell'Agosto 1945, Ho entrò ad Hanoi e, senza colpo ferire s'impadronì della
città. 1;2.000 truppe cinesi si installarono nell'area del Vietnam del Nord ed
Ho cominciò ad organizzare le elezioni che dovevano tenersi nel Gennaio 1946.
Egli promise ai generali del Koumintang che ai partiti Vietnamiti non comunisti
sarebbero stati dati 70 seggi nella prima legislatura al patto che essi non
partecipassero al le elezioni. Non c'è da stupirsi quindi se la vittoria
dell'unica lista di candidati del Viethinh fu schiacciante! Il 90% della
popolazione andò alle urne e 1'80% votò per il « Fronte Patriottico ».
Parallelamente all'occupazione cinese nel Nord, truppe Americane ed Inglesi
arrivarono nel Sud. Il paese era in uno stato di caos ed in quei primi mesi gli
assassini organizzati dal Vietminh raggiunsero l'apice: i leaders dei partiti
d'opposizione, delle sette religiose ed i Trotskisti furono sistematicamente
assassinati.
La politica americana in questo periodo fu di appoggiare il Vietminh. Come i
Signori della Guerra Cinese, gli americani pensavano di potersi servire di Ho
come un bastone contro i francesi.
Il 27 settembre 1945, quando ebbe luogo la resa ufficiale delle truppe
giapponesi a Tongking, nessuna bandiera francese sventolava (sebbene vi fossero
bandiere sovietiche e Vietnamite) ed all'unico generale francese presente alla
cerimonia fu assegnato il posto n. 115, dietro i leaders del Vietminh e dietro
una brigata di giovanissimi ufficiali cinesi.
Rinforzi ai francesi furono inviati nel Vietnam del Sud dal Governo Laburista
Inglese nell'ottobre 1945.
I francesi rinunziarono a tutti i loro diritti in Cina quale prezzo del ritiro
cinese dall'Indocina e in un accordo firmato il 6 marzo 1946, la Francia
riconobbe " la Repubblica del Vietnam come uno Stato libero con un suo proprio
governo, Parlamento, esercito e Tesoro e appartenente alla Federazione
Indocinese ed all'Unione francese". 15 mila truppe francesi furono inviate di
guarnigione a nord del 16° parallelo per essere sostituite progressivamente,
entro 5 anni, dalle truppe vietnamite.
Il Vietminh, in quell'epoca, era una buona organizzazione stalinista. Stalin
credeva nell'esecuzione degli accordi di Yalta e di Teheran e tutto il programma
rivoluzionario del Vietminh arrivava all'« indipendenza nel quadro dell'Unione
Francese ». Ciò giustifica la prontezza del Vietminh a firmare assieme alla
Francia il disastroso accordo del 6 marzo 1946.
Spiega pure nel settore domestico, la liquidazione da parte del Vietminh degli
organi governativi ed amministrativi di autocontrollo popolare che erano sorti
nel corso della lotta contro i giapponesi e spiega pure il sistematico
assassinio dei militanti rivoluzionari, compreso il leader trotzkista, Ta Tu
Thau, di fama quasi leggendaria, avvenuto poche settimane prima del vergognoso
compromesso con i Francesi. Spiega ugualmente lo scioglimento del Partito
Comunista e la sua dissoluzione nel Vietminh e l'approvazione da parte di
quest'ultimo del traditore Bao Dai come « consigliere della Repubblica » e la
loro descrizione di questo farabutto come « simbolo della nostra volontà di
restare nel quadro dell'Unione Francese ».
Nel campo della politica estera spiega i ripetuti sforzi di Ho-ChiMin di
raggiungere un compromesso con la Francia, sforzi che servirono soltanto a dare
respiro allo Esercito Francese e gli permisero di ricostruire le sue forze.
Questo è il vero significato dello Accordo del 6 marzo del 1946. Le forze del
Generale Leclerc si trovavano in un vicolo cieco. Con l'aiuto delle truppe
inglesi (ecco di nuovo il Governo Laburista) esse avevano preso Saigon il 23
Settembre 1945, ma non avevano la forza di affrontare i partigiani vietnamiti in
Cocincina o nelle provincie settentrionali, dove si trovavano ancora truppe di
Chiang Kai Scek.
La Francia temporeggia per attaccare
Incapace di vincere militarmente, l'imperialismo francese cerco di vincere «
diplomaticamente ». In cambio della vaga promessa di un « libero stato »...
appartenente all'Unione Francese, Ho Chi Min permise al Corpo di Spedizione
Francese di occupare le città principali ed i punti chiave del paese. Egli
chiese alle popolazioni di accogliere i Francesi come liberatori, quindi si recò
in Francia alla conferenza di Fontainebleu che i Francesi stiracchiarono dai
primi di Marzo fino agli ultimi di Settembre, quando firmarono un « modus
vivendi » con Ho Chi Minh. Essi usarono evidentemente questo tempo prezioso per
rinforzare il loro Corpo di Spedizione e per creare, a Dalat, il loro
primo Governo fantoccio, quello del Dr. Thin.
Al 20 novembre 1946 il Corpo di Spedizione si sentì abbastanza in forza per
riprendere le ostilità. Il 24 la Marina Francese catturò Haiphong dopo un
bombardamento che uccise oltre 6.000 civili; i francesi erano ora pronti a
tentare la riconquista della loro antica colonia. Tutti gli sforzi di Ho Chi
Minh svaporavano nel nulla.
Il riconoscimento francese della « sovranità » indocinese era stato puramente
tattico, e difatti le forze francesi erano state costantemente ricostituite per
la riconquista della colonia. Il Partito Comunista si era trovato in posizione
di poter assumere il potere in Francia, e ciò spiega perché la Russia non
appoggiò mai le ambizioni del Vietminh per l'indipendenza. In effetti il
segretario del Partito Comunista Francese a Saigon ammonì il Vietminh che
cercava li resistere all'occupazione francese di Saigon che « qualsiasi
avventura prematura verso la indipendenza avrebbe potuto non essere in linea con
le prospettive della politica della Russia ». (Vedi « Nessuna Pace in Asia " di
Harold Isaac pag. 173). Questo spiega anche perché i leaders comunisti in
Parlamento (Maurice Thorez era Vice Primo Ministro) non fecero nulla per opporsi
agli stanziamenti dei crediti di guerra ed alle altre misure di emergenza
collegate con la prima fase della guerra.
Nessuna meraviglia quindi se al l'Assemblea Nazionale nel corso del dibattito
tra il 14 ed il 18 Marzo 1947 i deputati di destra balzarono in piedi per
ringraziare i loro col leghi comunisti e l'Unione Sovietica della libertà
concessa di portare avanti la guerra in Indocina senza interferenze. Nel corso
dello stesso dibattito il Premier Ramadier fece risaltare con enfasi che « noi
abbiamo rilevato a tutt'oggi il corretto comportamento dell'Unione Sovietica
nella questione Indocinese ».
Tra il Novembre 1946 e l'estate del 1954 i colonialisti Francesi condussero una
lunga guerra contro le forze del Vietminh, guerra che si concluse con una
completa sconfitta a Dien Bien Phu 1'8 maggio del 1954. Due mesi più tardi la
guerra era finita. La Francia aveva avuto 172.000 morti ed aveva perduto per
sempre la sua colonia. Nell'Aprile del 1956 i Francesi abbandonarono il paese.
Nel corso di quegli anni però si era avuto un cambiamento nella politica
Americana. Mao Tse Tung aveva riconosciuto il 20 gennaio 1950 il regime di Ho
Chi Min. Undici giorni più tardi la Russia aveva fatto lo stesso. Gli Stati
Uniti allora cominciarono gradualmente a cambiare il loro atteggiamento nei
confronti della marionetta Bao Dai e delle operazioni militari francesi. Il «
New York Herald Tribune » esprimeva in quel periodo tutti i dubbi esistenti
nella mente dei dirigenti americani: « Noi ci troviamo in una posizione
difficile. Il regime di Bao Dai non può essere considerato veramente
indipendente fintantoché le truppe francesi restano nel paese... Ma se
quest'ultime dovessero lasciare l'Indocina l'intero paese verrà occupato dalle
forze di Ho Chi Minh ».
Così, in nome di interessi superiori gli antichi « alleati » (Francia e Stati
Uniti) furono obbligati a superare i loro reciproci sospetti. Un nuovo fronte si
aprì nella Guerra Fredda tra le classi dirigenti dell'Est e dell'Ovest.
Gli accordi di Ginevra
La Conferenza di Ginevra che seguì alla sconfitta francese stabilì una linea
militare provvisoria al 17° parallelo. Proibì l'introduzione nel Vietnam di
materiale bellico « e di qualsiasi rinforzo di truppa o di personale militare
addizionale; proibì l'installazione di « nuove basi militari » e sottolineò con
forza la clausola della « non aderenza a qualsiasi alleanza militare ».
Prevedeva inoltre Elezioni Generali entro e non oltre il luglio 1956 sotto il
controllo di una Commissione Internazionale comprendente i delegati della
Polonia, dell'India e del Canada.
In realtà l'Accordo pavimentò la strada del consolidamento di due stati
burocratici. I due Vietnam sono teoricamente complementari: al Nord ricchi
depositi di minerali e qualche industria (anche se 1'80% della popolazione è
contadina); al Sud agricoltura. Sia l'uno che l'altro abbisognano di aiuto
esterno.
Il regime del Vietnam del Nord ereditò un'area due volte devastata in meno di
dieci anni saccheggiata da Giapponesi e da Cinesi, bombardata dall'Aviazione
Americana, spianata dai carri armati francesi. Si aggiunga a ciò l'improvviso
esodo di 860.000 profughi al Sud che creò una seria crisi nella produzione di
generi alimentari. Fu soltanto un programma « lampo » di aiuti russi di riso
birmano che salvò il paese da una grave carestia.
Vennero immediatamente programmati piani statali in tutti i campi della
produzione di generi alimentari e di prodotti industriali. Invariabilmente,
questi primi piani risultarono troppo ambiziosi, ma in generale i successi dei
Nord Vietnamiti furono considerevoli.
Uno dei problemi più difficili da risolvere nel periodo di consolidamento del
potere (1955-58) fu quello della riforma agraria. Le prime misure erano state
prese nel 1958 ed applicate dove possibile. Esse comprendevano delle regole per
determinare « le classi sociali » che in certi casi erano assai comiche.
La rivolta contadina
Il 2 Novembre 1956, contemporaneamente ai tanks sovietici che scorrazzavano per
le strade di Budapest, il Governo di Ho Chi Minh dovette affrontare la più
importante rivolta di contadini insoddisfatti.
Per pura coincidenza i membri Canadesi della Commissione Internazionale di
Controllo si trovavano nel Vietnam quando la sollevazione ebbe luogo. Nel giro
di poche ore la rivolta si allargò di villaggio in villaggio. Le truppe inviate
per ristabilire l'ordine vennero cacciate dai villaggi. Hanoi agì come avrebbe
reagito qualsiasi potenza coloniale: si mandò la 325ma Divisione a schiacciare i
ribelli. Circa 6.000 contadini vennero deportati o uccisi.
Ho Chi Minh reagì alla ribellione con delle misure eminentemente pratiche. I
Tribunali per la Riforma Agraria vennero aboliti con effetto 8 Novembre 1956. Il
Ministero dell'Agricoltura fu licenziato al completo. I problemi della riforma
agraria al Nord erano largamente creati da dogmi politici come quelli citati più
in alto, giacché - in contrasto con la situazione del Sud - il g8,2% di tutte le
terre al Nord comprendeva proprietà di 5 ettari o anche meno e la terra era di
proprietà di chi 1~ lavorava. Inoltre l'esodo di 860.000 contadini più ricchi
verso il Sud dette la possibilità di avere a disposizione più terra da dividere
tra i contadini più bisognosi che restavano al Nord.
Denaro per tutti
Ho già rilevato che sia il Vietnam del Nord che quello del Sud dipendono da
sovvenzioni esterne. Secondo le statistiche ufficiali di Hanoi, il blocco
comunista tra il 1955 e il 1961 ha dato, tra cessioni e prestiti, più di 1
miliardo di dollari così suddivisi: l'Unione Sovietica, 365 milioni e la Cina
662. Ciò significa circa 70 dollari á persona, il che equivale, grosso modo ,a
quanto il regime di Saigon ha ricevuto dagli Stati Uniti nello stesso periodo.
Quanto di questo denaro andò realmente al popolo è naturalmente impossibile
sapere. I burocrati sono gli stessi dappertutto. Ad esempio, nel 1955, il "
Nhan-Dan ", l'organo ufficiale del Partito, ammise che il « National Trade
Service » della nativa provincia di Ho Chi Minh si era appropriato di 700
milioni di piastre (1 milione di dollari), una fabbrica di droghe si era
impadronita di 37 milioni di piastre e il distretto dei Lavori Pubblici di Nal
Dinh aveva stornato 16 milioni di piastre destinate in origine a costruzione di
case per i suoi funzionari. etc. Una susseguente inchiesta rivelò che 20.4
milioni di piastre erano stati spesi abusivamente ed altri 578 milioni erano
stati « sprecati » in 35.000 giorni lavorativi e 444 tonnellate di riso.
La burocrazia nel sud
Appena i francesi andarono via dal Sud Vietnam, arrivarono gli americani i
quali, in gran fretta, misero al governo il loro Primo Ministro fantoccio,
l'insipido Diem che anche un profilo laudativo del « Time » del 4 aprile 1955
descriveva come un tipo capace di « scoppiare in collera se interrotto » e di
sputare per terra e grugnire in modo osceno se qualcuno nominava in sua presenza
un suo nemico personale.
Durante la guerra Diem aveva goduto della protezione delle autorità militari
giapponesi. Nel dopoguerra si recò negli Stati Uniti ottenendo appoggi alle sue
idee pro-cattoliche, fanaticamente anticomuniste. Egli fu favorito in particolar
modo da John F. Kennedy e dal Cardinale Frarlcis Spellmann, la voce dell'America
cattolica.
Diem assunse apertamente i pieni poteri dittatoriali. Un anno dopo la sua salita
al potere egli « organizzò ~ un referendum per deporre Bao Dai e proclamare una
repubblica. Per non essere fatto fuori dal ritorno elettorale di Ho Diem fece in
modo di assicurare il 98,2% dei voti a favore della repubblica.
L'estesa corruzione del regime di Diem, le assurde « leggi morali »che
proibivano il ballo e le canzoni sentimentali, le persecuzioni verso gli
elementi non cattolici sono note a tutti. Gli americani lo riconoscono
pubblicamente ed io non intendo approfondire l'argomento in questa sede.
La proprietà terriera
Il problema dominante nel Sud Vietnam è il desiderio della terra da parte dei
contadini. Nonostante le cosiddette tre leggi di riforma (Leggi agrarie) la
situazione resta la seguente: SL un totale di 250.000 proprietari terrieri,
6.300 (la maggior parte dei quali assente) posseggono 1 milione e 35.000 ettari
di terreno coltivato a riso che equivalgono al 45% dell'intero suolo
coltivabile) mentre 183 mila piccoli proprietari posseggono in tutto 345.000
ettari (equivalente al 15% del totale). In poche parole, meno del 3% dei
proprietari possiede il 45% della terra.
Prima del recente intensificarsi della guerra la produzione totale di viveri nel
Sud Vietnam era pari solo ai 2/3 del totale del 1938.
Colonia americana
Nel Sud Vietnam i dittatori si sono succeduti con regolarità negli ultimi anni,
ma lo status coloniale economico del paese è rimasto immutato. I Governanti
americani ammettono sempre più apertamente che si tratta della « loro guerra »e
che essi intendono restare nel paese anche se dovesse succedere l'impossibile e
cioè che venissero richiesti di andarsene da parte di uno dei loro governi
fantoccio.
Prima del 1954 quando ancora si combatteva nelle province del Nord, i governi di
Saigon erano dominati dai latifondisti e dai rappresentanti dell'antica nobiltà
feudale. A partire dal 1955 - ironia della sorte - sono stati controllati da
Vietnamiti del Centro e da Cattolici del Nord... e questo in un periodo in cui
il peso della lotta era accentrato al Sud!
La sola caratteristica costante di tutti i governi di Saigon è stato l'odio
accanito che essi sono riusciti ad ispirare fra le masse del popolo Vietnamita
-- fatto apertamente ammesso da Eisenhower nelle sue memorie:
« In tutti i contatti che ho avuto con persone al corrente degli affari
Indocinesi, ho sempre sentito dire che se si fossero fatte le elezioni,
certamente 1'80% della popolazione avrebbe votato in favore del comunista Ho Chi
Minh ». (Mandate for Change: The White House Years 1953-1956, pag. 372).
Non c'è da meravigliarsi quindi se gli Americani non hanno voluto permettere le
elezioni del 1956 stabilite dalla Conferenza di Ginevra ! Dopo tutto cosa vale
la « democrazia » quando l'avversario ha le carte in regola per vincere?
La sola soluzione
Scegliere da che parte stare nel Vietnam significa mettersi sotto la tutela di
un sistema burocratico oppure di un altro. Come stanno le cose al presente, i
contadini vietnamesi in rivolta contro i loro feudali o stranieri non hanno
altra alternativa all'infuor dell'appoggio al Vietcong, che a sua volta è
controllato dal Partito Comunista e da Hanoi. Essi identificano la loro lotta
con quella di un partito che lotta per il potere; non potendo lottare per la
propria liberazione, appoggiano un'altra classe - la burocrazia.
Noi che siamo abbastanza fortunati da non essere direttamente coinvolti nella
guerra non abbiamo altra alternativa che partecipare ed appoggiare qualsiasi
dimostrazione contro l'aggressione Americana. E' nostro dovere però fare in modo
che TUTTI I FATTI vengano esposti alla classe operaia e che la futura azione
rivoluzionaria venga aiutata in tutti i modi.
Il solo modo con il quale noi possiamo realmente aiutare i lavoratori ed i
contadini del Vietnam è l'abbattimento della nostra classe dirigente e la
distruzione del sistema capitalistico, perché i vietnamiti non sono altro che
pedine della lotta fra imperialismi rivali.
La mia conclusione non pecca per originalità; sarebbe molto più facile far
propaganda per « inviare ospedali da campo al Nord Vietnam ». Domando quindi
scusa se non sono in grado di offrire una soluzione più rapida al problema del
Vietnam, ma per me la sola soluzione è
LA RIVOLUZIONE MONDIALE
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