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ALEKSANDRA KOLLONTAJ
Vassilissa Mal'gina
GiovaneTalpa Edizioni, giugno 2003, pp.180 - 10 euro |
Presentiamo
una breve nota biografica di Aleksandra Kollontaj.
Aleksandra Michailovna
Kollontaj (cognome da ragazza, Domontovic) nacque a Pietroburgo il 19 marzo
1872, figlia di un general-maggiore dello Stato Maggiore.Per protesta contro i
genitori che la volevano sposata per convenienza si unisce in matrimonio con un
suo cugino ingegnere. La convivenza dura solo tre anni, ma viene marcata
indelebilmente dalla nascita di un figlio. Nella sua autobiografia pubblicata
nel 1926 in Germania [1],
la Kollontaj sostiene che:
ebbi un bimbo, ma, nonostante
mi sia dedicata a lui con molta cura, la maternità non è mai stata il perno
della mia esistenza. Un figlio non avrebbe mai potuto rendere indissolubili i
legami di un matrimonio… [2]
Entra nel movimento
rivoluzionario negli anni ’90 del XIX secolo partecipando ai movimenti
studenteschi che sviluppano in quegli anni. Tra il 1898 e il 1903 studia a
Zurigo Economia Politica. Dal 1903 è attiva nella socialdemocrazia
pietroburghese. Si colloca al di fuori delle frazioni, anche se nel 1906 inizia
a collaborare più intensamente con i menscevichi, considerando sbagliata la
posizione bolscevica di boicottaggio della Prima Duma.
Nel 1908 appartenevo all’ala
dei menscevichi, essendovi costretta in seguito alla posizione presa dai
bolscevichi nei confronti della Duma, uno pseudoparlamento convocato dallo Zar
allo scopo di calmare gli spiriti turbolenti del tempo. Infatti insieme con i
menscevichi sostenevo l’idea che anche un parlamento formale poteva e doveva
essere sfruttato come tribuna per il nostro partito e le elezioni della Duma
dovevano essere usate come strumento di coagulazione della classe operaia:
tuttavia dissentivo dai menscevichi per quanto riguardava il coordinamento
delle forze operaie con i liberali che, secondo i menscevichi avrebbe potuto
accelerare la caduta dell’assolutismo. Su questo punto infatti mi trovavo su
posizioni di estrema sinistra, tanto che mi fu affibbiata l’etichetta di
«sindacalista» dai miei stessi compagni di partito.
Nello stesso periodo inizia ad
approfondire il proprio impegno sulla questione della emancipazione e
liberazione della donna pubblicando Gli elementi sociali della questione
femminile e lavorando alla
costruzione della Prima Conferenza Panrussa delle donne lavoratrici nel 1908
[3]. Alla
fine dello stesso anno emigra in Germania dove milita nel Partito
Socialdemocratico e scrive sulla Pravda di Trotsky. Alla scuola di
partito di Bologna diretta dai vperedisti (1911) tiene una lezione sulla
evoluzione della famiglia (1911). Lavora intensamente per il giornale la Voce
delle operaie (1913). È, sempre nello stesso periodo, anche redattrice di
una proposta di legge sull’assistenza sociale della maternità da presentare alla
Terza Duma.
Arrestata a Berlino allo
scoppio della Prima guerra Mondiale, aderisce alle posizioni internazionaliste
bolsceviche. Nel settembre del 1915 su invito del Partito Socialista Americano
tiene una serie di Conferenze in 80 diverse città americane. Dal marzo 1917,
allo scoppio della rivoluzione, è di nuovo a Pietrogrado, dove diventa
immediatamente uno dei referenti, assieme a Šljapnikov, di Lenin in Russia.
In una prima lettera spedita
proprio al massimo dirigente bolscevico la Kollontaj descrive così la situazione
in Russia:
Caro Vladimir Ilic e cara
Nadezda Kostantinovna,
È già una settimana che mi
trovo nel vortice della «nuova Russia», ed ho chiare e forti impressioni, che
ancora mi riservo di comunicarvi. Per questo, per ora, mi limito a fornirvi un
punto di vista organicamente sintetico, riassuntivo.
Il popolo vive nell’ebbrezza di
chi ha compiuto un grande gesto.
Dico popolo, perché in primo
piano in questo momento non c’è la classe operaia, ma un’informe eterogenea
massa, abbigliata con il cappotto del soldato. Ora gli umori sono dettati dai
soldati, i soldati foggiano una loro particolare atmosfera, dove si intrecciano
un’accesa e grande aspettativa per le libertà democratiche e un risveglio della
consapevolezza per l’uguaglianza dei diritti, completamente incomprensibile in
un così difficile momento come quello che viviamo. Nella febbricitante
confusione, tra le speranze di creare, di costruire qualcosa di nuovo, di
diverso da prima, echeggia molto forte l’accento di una solennità assorta, come
se ciò che fosse stato necessario fare fosse stato fatto, fosse concluso. [4]
Arrestata nelle giornate del
luglio 1917, la Kollontaj è quindi eletta nel Comitato Centrale del POSDR (b);
diventa Commissario del Popolo per l’Assistenza Sociale nel Primo governo
sovietico. In seguito tornerà con amarezza all’esperienza ministeriale. Fa
capolino l’idea che la vecchia macchina statale non fosse mai stata veramente
spezzata neppure dopo l’Ottobre 1917.
Rievocando i primi mesi del
governo operaio, mesi che furono così ricchi di splendide illusioni, di
programmi, di ardenti iniziative per migliorare la vita, per riorganizzare il
mondo,mesi di vero romanticismo rivoluzionario, si vorrebbe in effetti scrivere
di tutti gli altri…Fui accolta dai vecchi addetti al ministero non senza una
certa resistenza. La maggior parte di loro ci sabotavano apertamente…
[5]
Si dimetterà dalla carica di
Commissario del Popolo nei giorni successivi alla firma della Pace di
Brest-Litovsk, in solidarietà con l’opposizione buchariniana che era schierata
per la guerra rivoluzionaria. Successivamente approfondisce l’impegno
non solo sulla questione delle donne (firma la risoluzione al Primo Congresso
del Comintern su tale tema e scrive la relazione “La famiglia e lo Stato
comunista”) ma anche sul piano politico più complessivo. Al X Congresso assieme
a Šljapnikov è alla testa dell’Opposizione Operaia.
Di fronte ai segni evidenti di
involuzione burocratica del regime l’Opposizione Operaia rivendica un ritorno al
significato originario del potere sovietico contro la logica sostituzionista del
gruppo dirigente bolscevico:
L’essenza delle tesi
sottoscritte dai dirigenti del nostro partito sta tutta nella sfiducia nei
confronti della classe operaia… Essi non credono che per mano degli operai,
tecnicamente non istruiti…[i dirigenti del partito]seguono punti di vista
diversi nell’indicare la ragione per cui non si deve affidare fin d’ora la
gestione dell’industrie agli operai, ma tutti concordano tuttavia nell’affermare
che proprio in questo momento la direzione della produzione deve essere condotta
dall’alto, per mezzo di un sistema burocratico ereditato dal passato. [6]
Secondo la Kollontaj e gli
oppositori, i sindacati devono giocare un ruolo centrale nello sviluppo della
società russa e non devono essere semplicemente scuole di comunismo. Non
devono essere i managers della “direzione individuale” o i tecnici a guidare il
processo economico, ma gli operai in carne ed ossa.
Nessun specialista o tecnico,
permeato dalla routine del sistema capitalista, sarà mai in grado di introdurre
alcuna nuova forza creativa e alcuna innovazione, che dia un nuovo impulso nel
campo dell’organizzazione del lavoro, nella creazione e nella sistemazione
dell’economia comunista. Questa funzione spetta al collettivo dei lavoratori. [7]
Malgrado le ingenuità e i
limiti, l’Opposizione Operaia (assieme al gruppo dei Centralisti Democratici e
al Gruppo Operaio di Gavril Mjasnikov) rappresenta la prima avvisaglia, la prima
critica interna al PCR (b) del sistema burocratico. Tuttavia l’Opposizione
Operaia non sarà in grado di cogliere le dimensioni dell’involuzione del partito
quando non si batterà contro la repressione dei soviet di Kronstadt.
Dopo la sconfitta delle
opposizioni e il bando delle frazioni che viene introdotto nel partito steso al
termine del X Congresso, inizia il ripiegamento della Kollontaj verso la vita
privata e lidi politici che la mettano al riparo del pericolo di repressione.
Dal 1923 si ritira di fatto dalla politica attiva e intraprende la carriera
diplomatica. Nel 1927, ormai disillusa e capitolata allo stalinismo, denuncia
l’Opposizione di Sinistra. La carriera diplomatica la porta ad essere
Rappresentante Diplomatica per l’URSS prima in Messico, poi in Norvegia e quindi
in Svezia. Tra il 1923 e il 1927 si cimenta nella letteratura scrivendo novelle
e romanzi raccolti poi in tre volumi. Fa parte anche della delegazione sovietica
alla Società delle Nazioni. Va in pensione nel 1945 e muore a Mosca nel 1952.
Le “velleità” letterarie della
Kollontaj sono da ricondurre a due periodi della sua esistenza. La raccolta di
novelle Ljubov pcel trudovych (L’amore delle api operaie) del 1923 quando
si è stabilita in Norvegia, e al periodo di residenza in Messico (1927) quando
pubblica sia Vassilissa Mal’gina che Bolš’aja Ljubov’ (Grande
amore), entrambi editi dalla casa editrice Povest’.
Vassilissa Mal’gina fu
pubblicato in italiano per la prima volta dalla Savelli nel 1978 con il titolo
di Vassilissa. Sempre in italiano di Aleksandra Kollontaj è stata pubblicato nel
lontano 1962 la piattaforma dell’Opposizione Operaia (Azione Comune, Milano,
1962); in seguito sono state date alle stampe le raccolte di scritti sulla
questione sessuale e famigliare Vivere la rivoluzione (Rizzoli, Milano,
1979) e Comunismo, famiglia, morale sessuale (Savelli, Roma, 1976) e
infine l’Autobiografia (a cura di Iring Fetscher, Feltrinelli, Milano,
1975).
[1]
L’autobiografia venne pubblicata in Germania con il titolo ammiccante di
“Autobiografia di una comunista sessualmente emancipata”. Anche se il
canovaccio biografico segue in linea di massima quello più ridotto scritto
per l’enciclopedia Granat di Mosca, non si possono non notare importanti
differenze tra i due testi, probabilmente dovute alla necessità editoriali
di rendere il testo tedesco più radicalmente emancipativo. L’autobiografia,
prima di andare in stampa venne pesantemente corretta dalla stessa Kollontaj
che ormai fiutava che il vento soffiava in poppa a Stalin.
[2]
Aleksandra Kollontaj Autobiografia (a cura di Iring Fetscher) (Feltrinelli,
Milano, 1975) p. 29
[3]
Nell’autobiografia tedesca già citata curiosamente la Kollontaj fa
riferimento al suffraggetismo russo (il riferimento verrà poi
cancellato nella redazione finale del testo).
[4]
Lettera di A.M. Kollontaj a V.I. Lenin e N.K. Krupskaja in Svizzera.
Christiania (4) 17 marzo 1917.
[5]
Aleksandra Kollontaj Autobiografia (a cura di Iring Fetscher) (Feltrinelli,
Milano, 1975) p. 53
[6]
Piattaforma dell’Opposizione operaia in Russia in Aleksandra Kollontaj
Comunismo, famiglia morale sessuale (Savelli,Roma, 1976) pp.
222-223.
[7]
Piattaforma dell’Opposizione operaia in Russia in Aleksandra Kollontaj
Comunismo, famiglia morale sessuale (Savelli,Roma, 1976) p. 235.
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