Ultimo Aggiornamento : 16-04-2003 : Last Release
Nei segni che confondono la borghesia, la nobilità e i meschini profeti del regresso riconosciamo la mano del nostro valente amico, Robin Goodfellow, la vecchia talpa che scava tanto rapidamente, il grande minatore: la rivoluzione! - KARL MARX -
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al Wathbah (Il salto). Movimento comunista e lotta di classe in Iraq (1924-2003) di Ilario Salucci. Il libro ha 138 pagine e costa 8 euro. Spedizione in contrassegno. Scrivete alla redazione per acquistarlo (giovanetalpa@tiscali.it)

Proponiamo qui l’introduzione e la cronologia del volume.

Introduzione

Il 20 marzo 2003 i primi missili della coalizione angloamericana sono caduti su Baghdad, segnando l’inizio di una guerra lungamente preannunciata. Da quel giorno il flusso di notizie provenienti dall’Iraq, quando esiste, è inquinato da informazioni false, o piattamente propagandistiche, o relative a dettagli di nessun conto. La dinamica di quanto sta avvenendo in questi giorni potrà esser colta solo quando i diretti attori – in primo luogo la popolazione irachena, ma anche i soldati sia angloamericani, sia iracheni – avranno diritto di parola. Per il momento ci giunge, flebilmente, la voce della sinistra irachena, attraverso dichiarazioni e comunicati che riportiamo in appendice.

In questo tempo di guerra la popolazione irachena viene accettata dai mass media occidentali solo se ridotta a oggetto di compassione, a vittima impotente, spogliata di ogni identità politica. Ripercorrere le vicende delle classi subalterne e del movimento comunista iracheno di questi ultimi ottant’anni è un tentativo di riconoscere questa identità politica, l’attività e la soggettività reali degli operai e dei contadini d’Iraq, le loro lotte, le loro speranze. E’ mia convinzione che tutto questo sia di interesse non solo o tanto storiografico, ma direttamente politico, al fine di orientarsi nella drammatica situazione attuale.

 

Dire sinistra irachena significa per lo più dire Partito Comunista Iracheno (PCI), la cui importanza nelle vicende dell’Iraq è difficilmente sottostimabile, almeno a partire dal 1944.

Attualmente il PCI è diretto da Hamid Majid Musa, “segretario del Comitato Centrale” eletto nel 1993 dopo una gestione trentennale (dal 1964 al 1993) di Aziz Mohammed, un kurdo sunnita entrato nel PCI nel 1948 a 15 anni, incarcerato immediatamente dopo, liberato dopo dieci anni dalla “rivoluzione di luglio” (1958), e cooptato subito dopo la sua liberazione nel Comitato Centrale del partito.

Il PCI dal 1993 tiene regolari congressi ogni quattro anni, ed opera legalmente nel Kurdistan iracheno (uno stato de facto indipendente, anche se non riconosciuto, con un proprio parlamento, propria moneta e forze armate): l’ultimo congresso si è svolto nell’agosto 2001. Precedentemente invece il PCI tenne solo quattro congressi dalla sua formazione nel 1941: il primo congresso si tenne nel 1945, il secondo nel 1970, il terzo nel 1976 ed il quarto nel 1985. Solo il terzo congresso potè svolgersi legalmente a Baghdad – il PCI fu sempre costretto in una situazione di clandestinità, eccetto i cinque anni successivi alla “rivoluzione di luglio” (in cui operò di fatto legalmente, anche se gli fu negata la legalizzazione), e i cinque anni successivi all’accordo del 1973 stretto con il Ba’th di Hamad Hasan al-Bakr e di Saddam Hussein.

Il PCI è conosciuto come il “partito dei martiri”, per l’altissimo numero di propri militanti uccisi dai vari regimi che si sono succeduti in Iraq. Ben due segretari generali vennero uccisi dalla repressione: il fondatore Yusuf Salman Yusuf  (“Fahd”), impiccato pubblicamente nel 1949 (il suo corpo venne lasciato sulla piazza diverse ore a monito dei lavoratori di Baghdad) dopo che aveva ricostruito e diretto il partito a partire dal 1941 e Husain Ahmad ar-Radi (“Salam ‘Adil”), arrestato e morto sotto tortura durante il primo regime del Ba’th nel 1963 (ar-Radi aveva diretto il partito a partire dal 1955).

Il PCI ha avuto un’adesione militante molto variabile nel corso di questi decenni, in funzione anche delle ondate di repressione che periodicamente ha subito. Al momento della sua riorganizzazione nazionale nel 1941 poteva contare su meno di cento aderenti, diventati cinque anni dopo circa 4.000, e ricaduti a “poche centinaia” alla vigilia della “rivoluzione di luglio”. Ma a metà del 1959 erano diventati circa 25.000, ridottisi nel 1967 a circa 5.000. Non si dispone di dati relativi agli anni ’70, quando l’attività legale favorì sicuramente l’allargamento del partito, e quando il quotidiano che pubblicava veniva stampato in 20-25.000 copie. Secondo talune fonti nel 1984 disponeva di circa 2.000 militanti in clandestinità, mentre durante la preparazione del congresso dell’agosto del 2001 in un suo comunicato si può leggere che le tesi congressuali sono state discusse da “centinaia” di compagni e compagne nelle varie riunioni di base. Ma questi dati – che fanno pensare per lunghi periodi ad una ben piccola organizzazione, quasi “gruppuscolare” - non permettono di capire il ruolo e il peso che il PCI ebbe in Iraq.

Per capire questa esperienza quasi unica – oltre a quello iracheno, nel Medio Oriente arabo solo il PC sudanese fu un partito di massa con un ruolo egemonico tra i lavoratori - è necessario ripercorrere non solo le vicende interne del PCI, le discussioni che ha conosciuto, i drammatici errori commessi, le azioni eroiche compiute per organizzare la classe operaia, le scissioni – sia “di destra” che “di sinistra” - che ha vissuto. E’ necessario anche ripercorrere in un certo qual modo la storia irachena, segnata indelebilmente dalle lotte delle classi subalterne.

 

Desidero ringraziare i compagni di Reds, che hanno dapprima sollecitato, e poi ospitato sul loro sito Internet (http://www.ecn.org/reds/) una prima versione di questo lavoro, i lavoratori e le lavoratrici della Biblioteca Emeroteca Queriniana di Brescia, Blob & Combustion di Londra dal cui opuscolo è stata tratta la dichiarazione dei consigli operai di Sulaimaniyya del giugno 1991 (http://www.purr.demon.co.uk/jack/Politics/kurdistan/kurdistan.html) e la rivista À l’encontre dal cui sito è stata tratta la dichiarazione del gruppo di esiliati iracheni in Svizzera del 20 marzo 2003 (http://www.alencontre.org/).

 

CRONOLOGIA 1900-2003

 

1900

L’Iraq non esiste. Dal XVI secolo la zona che più tardi diverrà lo Stato Iracheno è parte dell’Impero Ottomano. Il governo dell’Impero è concentrato nelle città; le campagne restano dominate da gruppi di tribù rurali, alcune delle quali, nomadi.

1912

La Turkish Petroleum Company formata da capitali britannici, olandesi e tedeschi acquista le concessioni per lo sfruttamento petrolifero nelle province ottomane di Baghdad e Mosul.

1914-18

La Turchia si schiera con la Germania nella Prima Guerra mondiale. Per proteggere i propri interessi strategici e i potenziali campi petroliferi, la Gran Bretagna occupa Basrah nel novembre 1914, e infine espugna Baghdad nel 1917. Dalla fine della guerra, molte delle province dell’Iraq sono occupate dalla forze britanniche, benchè alcune aree restino “non pacificate”. Un dominio coloniale diretto è instaurato nella “Mesopotamia Britannica”. 

1919

Tra il 1919 e il 1920 ci sono delle costanti ascese di lotte nel nord dell’Iraq; vengono uccisi ufficiali e funzionari britannici. Le diverse tribù dell’area condividono la lingua e la cultura kurda, ma in questa fase la rivendicazione di un Kurdistan separato trova scarso interesse. La questione centrale è piuttosto la resistenza a qualsiasi autorità statale “esterna”.

La RAF (Royal Air Force – aviazione britannica), bombarda le zone kurde. Il comandante Arthur Harris (più tardi conosciuto come “Bomber Harris” per il suo ruolo nella distruzione di Dresda durante la seconda guerra mondiale) si vanta: “Gli arabi e i curdi ora sanno cosa significa un vero bombardamento in termini di vittime e distruzioni. In quarantacinque minuti  un intero villaggio può essere praticamente cancellato e un terzo dei suoi abitanti possono essere uccisi o feriti”.

Il Colonnello Gerald Leachman, un importante ufficiale britannico dichiara che il solo modo in cui deve trattare con queste tribù sia il “massacro indiscriminato”. Il Comando della RAF per il Medio Oriente afferma di possedere armi chimiche da utilizzare contro “gli arabi recalcitranti” come “esperimento”. Winston Churchill, commenta: “Sono fortemente favorevole all’uso di gas velenosi contro  tribù incivili… Non è necessario usare i gas più letali: si possono usare gas che creano gravi disturbi e possono produrre acuto terrore anche se non lasciano effetti permanenti sulla maggioranza di coloro che ne sono toccati”.

1920

Nel dopoguerra le potenze imperialiste vincitrici si suddividono i territori conquistati. Alla Gran Bretagna va l’Iraq (come del resto la Palestina), la Francia si prende la Siria e il Libano. I confini del nuovo Stato iracheno vengono tracciati dalle grandi potenze.

Le autorità britanniche impongono dei severi controlli, il drenaggio fiscale diventa più rigoroso rispetto ai governi precedenti e viene utilizzata l’arma del lavoro forzato. Nel giugno 1920 una rivolta contro il dominio britannico (“la rivoluzione del 1920”) si sviluppa nel centro e nel sud del Paese. Per tre mesi i britannici perdono il controllo di importanti zone del paese. Le postazioni militari britanniche sono distrutte e 450 soldati di Sua Maestà uccisi.

1921

Nel febbraio la ribellione è schiacciata. Almeno novemila ribelli sono feriti o uccisi. Interi villaggi sono distrutti dall’artiglieria britannica.

La Gran Bretagna decide di rimpiazzare il dominio coloniale diretto con un’amministrazione araba sotto il diretto controllo inglese, che diventa potenza “mandataria” sull’Iraq riconosciuta dalla Società delle Nazioni. Alla testa della nostra struttura statale è posto Faysal, primo re iracheno.

1924

Il governo britannico autorizza l’uso dell’aviazione contro i kurdi. Vengono sganciate bombe e gas in dicembre su Sulaimaniyya. Lord Thompson descrive come “terrificanti” gli effetti dei bombardamenti che costringono le popolazioni tribali a fuggire “nel deserto dove centinaia di persone muoiono per sete”.

1927

Nuova rivolta kurda.

1930

Il trattato anglo-iracheno spiana la strada all’indipendenza del Paese. Il trattato prevede comunque che la Gran Bretagna potrà continuare a mantenere due basi aeree e influenzare la politica estera dell’Iraq fino al 1957.

Le insurrezioni kurde, provocate dai timori legati alla loro futura condizione nel nuovo Stato, sono represse con l’aiuto della Royal Air Force.

1931

Sciopero generale di 14 giorni contro la Legge Fiscale Municipale che impone tasse draconiane (tre volte superiori a quelle precedenti) e per il sussidio di disoccupazione. Migliaia di operai e artigiani, tra cui 3.000 operai petroliferi, vi aderiscono e si scontrano con la polizia. Rivolta kurda nel nord dell’Iraq e degli assiri.

1932

L’Iraq è ammesso alla Società delle Nazioni e diventa formalmente indipendente.

1933

L’Associazione degli Artigiani (un sindacato) organizza il boicottaggio per un mese della compagnia Britannica Baghdad Electric Light and Power. In seguito a ciò i sindacati e le organizzazioni operaie sono messe fuorilegge e costrette alla clandestinità per dieci anni, mentre i loro leaders sono imprigionati. Muore Faysal  a cui succede suo figlio Ghazi.

1934

L’ Iraq Petroleum Company inizia l’esportazione commerciale del petrolio dei campi di Kirkuk.

1935

Fondazione nel mese di marzo a Baghdad del Partito Comunista Iracheno. Rivolta nel sud, repressa nel sangue con bombardamenti.

1936-37

Il generale General Bakr Sidqi, un ammiratore di Mussolini instaura un governo militare e lancia una repressione contro la sinistra. Ci sono proteste e scioperi in tutto il Paese, compreso alla Iraq Petroleum Company a Kirkuk e alla Fabbrica Nazionale di Sigarette a Baghdad. Sono 20.000 i lavoratori coinvolti negli scioperi, duramente repressi. Ribellioni delle tribù del medio Eufrate.

1939

Il re Ghazi muore in un scontro automobilistico. Molti iracheni pensano sia stata una complotto, visto che il re era diventato apertamente antibritannico. Durante una dura manifestazione a Mosul, viene ucciso il Console britannico.

1941

Rashid Ali diventa Primo ministro dopo un colpo di Stato, a spese delle tendenze filo-britanniche. Il nuovo governo prende una posizione di neutralità durante la Seconda Guerra mondiale, rifiutandosi di sostenere la Gran Bretagna se essa non garantirà l’indipendenza alla Siria e alla Palestina. Sono stabiliti dei collegamenti con il governo del Reich. Truppe britanniche sbarcano a Basrah. Il governo iracheno chiede che esse abbandonino il paese. Le truppe britanniche dopo trenta giorni di  combattimenti reinstallano al potere i loro sostenitori. Durante l’occupazione britannica, è dichiarata la legge marziale. I leaders nazionalisti sono arrestati.

1943

Esplodono scioperi a carattere economico, schiacciati dalla polizia. Nel nord scoppia una nuova rivolta kurda, a cui ne segue un’altra nel 1945.

1946

In una manifestazione a Baghdad contro la presenza inglese la polizia uccide un dimostrante. Sciopero degli operai petroliferi a Kirkuk che chiedono aumenti salariali e altri benefici. Gli operai si scontrano con la polizia, e il 12 luglio, durante una manifestazione di massa, la polizia apre il fuoco e uccide dieci dimostranti. Nei mesi successive sono repressi gli scioperi dei tipografi e dei ferrovieri. Il governo è costretto a dimettersi.

1947

Scioperi al porto di Basrah, nelle ferrovie e nel settore dell’estrazione petrolifera, per aumenti salariali, la legalizzazione dei sindacati e contro la presenza inglese. Scoppia una rivolta contadina ad ‘Arbat contro i latifondisti.

1948

Il governo iracheno negozia un nuovo trattato con i britannici che estenderebbe fino al 1973 un certo ruolo britannico dal punto di vista militare. Le truppe britanniche si ritirerebbero dal territorio iracheno, ma avrebbero il diritto di tornare in caso di guerra. Il 16 gennaio, il giorno dopo che il trattato era stato approvato a Portsmouth, la polizia uccide 4 studenti durante una manifestazione anti-trattato. Ciò provoca un’insurrezione che verrà ricordata come al-Wathbah (il salto). In realtà alla base della rivolta c’è anche la scarsità di cibo e l’aumento dei prezzi. Nei giorni successivi durante le marce dei ferrovieri e degli abitanti delle periferie, vengono uccise molte persone. Il 27 gennaio vengono ammazzate dalle 300 alle 400 persone durante la guerriglia che infiamma la città. Il governo si dimette e il trattato viene sconfessato. Tutto il paese è scosso da un’ondata di scioperi senza precedenti.

In maggio 3.000 operai petroliferi di un pozzo vicino a Haditha entrano in sciopero. Dopo due settimane e mezza di sciopero, il governo taglia approvvigionamenti e acqua agli scioperanti, che decidono di marciare su Baghdad, che si trova a 250 km di distanza. Questa Marcia verrà ricordata con il nome di al-Masira al-Kubra (Grande Marcia), gli scioperanti vengono sostenuti durante la Marcia dalla gente dei villaggi. Verranno poi arrestati a Fallujah, a 70 km. da Baghdad.

La missione militare Britannica viene ritirata dall’Iraq.

1949

I leaders comunisti sono impiccati in pubblico in Baghdad, I loro corpi sono lasciati a penzolare per alcune ore come ammonimento per gli oppositori del regime.

1952

Sciopero dei portuali che rivendicano aumenti salariali, e migliori condizioni abitative e di lavoro. Lo sciopero è duramente represso. In ottobre un movimento di protesta di origine studentesca si trasforma in una rivolta che si allarga ai principali centri città. Vengono richiesti diritti civili e democratici e libere elezioni La rivolta verrà  denominata al-Intifada (la scossa). Viene imposto un governo militare che impone la legge marziale, il coprifuoco e la chiusura di alcuni giornali. Diciotto manifestanti sono uccisi. Rivolta contadina nella provincia di ‘Amarah.

1953

Rivolte contadine nelle provincie di Arbil, Diyalah e Sulaimaniyya.

1954

Un decreto del governo autorizza il Consiglio dei Ministri a deportare individui colpevoli di essere comunisti, anarchici o lavorare per governi stranieri. Nuova ondata di scioperi. Legge marziale a Basrah. Rivolta contadina nella zona del medio Eufrate.

1955

Rivolta contadina nella provincia di Diwaniyyah.

1956

Dopo la nazionalizzazione del canale di Suez si assistono a mobilitazioni e scioperi in tutto il paese contro l’intervento franco-britannico in Egitto. A Najaf e Havy si scatena una vera e propria insurrezione: ad Havy due dimostranti vengono condannati a morte. Viene imposta la legge marziale.

1958

Sollevazione popolare nella città di Diwaniyyah: quarantatre poliziotti e molti manifestanti muoiono durante gli scontri che si protraggono per tre ore. 

Un mese più tardi “la rivoluzione del 14 luglio” mette fine al regime. Membri dei “Liberi Ufficiali” prendono il potere, denunciano l’imperialismo e proclamano la Repubblica.  La famiglia reale è giustiziata. Molti businessmen americani e alcuni ministri giordani vengono uccisi. Si assistono a fenomeni massicci di saccheggio e di espropri. Il nuovo regime per impedire che la rivolta si espanda, dichiara il coprifuoco. Il potere viene assunto da ‘Abd-ul-Karim Qasim. Il suo governo è sostenuto dal Partito Comunista e da altre organizzazioni di sinistra.

Il nuovo regime promette la riforma agraria. I contadini la realizzano spesso da sé: a al-Kut e al-‘Amarah saccheggiano le terre dei proprietari terrieri, bruciano le loro abitazioni, distruggono i registri catastali e dei contratti.

1959

I ba’thisti e i nazionalisti formano suqadre clandestine anti-comuniste impegnate nell’assassinio di membri del PC e di altri elementi radicali. Dal 1961 vengono eliminati così oltre trecento oppositori a Baghdad e quattrocento a Mosul.

A Mosul, nazionalisti arabi, sostenuti da forze anti-comuniste, cercano di rovesciare il governo. La resistenza popolare si trasforma in guerra di classe: i ricchi vengono attaccati e le loro case saccheggiate. A Kirkuk  novanta tra generali, capitalisti  e proprietari terrieri vengono uccisi durante violenti scontri (il Partito Comunista si dissocia dalle manifestazioni violente). Per ironia, un anno più tardi molti militanti comunisti sono condannati a morte per gli scontri di Kirkuk. Il Partito Comunista, consigliato da Mosca, mantiene però il proprio sostegno al governo.

1961

Scoppia il conflitto tra governo e kurdi che proseguirà a intermittenza fino al 1975. Nel primo anno avvengono oltre 500 bombardamenti. Il Kuwait, diventa indipendente. L’Iraq lo rivendica come propria provincia.

1963

Quasim è rovesciato a febbraio da un colpo di stato che porta per la prima volta al potere il partito ba’thista. I ba’thisti propagandano l’unificazione con l’Egitto e la Siria. Lo stesso anno i ba’thisti prendono il potere in Siria, ma successivamente i due partiti nazionali ba’thisti si scindono.

Il partito Ba’th rafforza i propri legami con gli USA e la CIA aiuta la repressone che colpisce oltre 10.000 persone: il bagno di sangue del 1963 viene per sempre scolpito nella memoria degli iracheni. In novembre  il partito Ba’th viene escluso dal potere grazie a un nuovo colpo di stato, e le redini dello stato vengono prese direttamente dall’esercito.

1967

Dopo una scissione nel Partito Comunista, un gruppo guidato da ‘Aziz al-Hajj, influenzato dal maoisimo e dal guevarismo, si orienta verso la lotta armata.

1968

I ba’thisti tornano al potere nel luglio per mezzo di un colpo di Stato. Da allora i ba’thisti non lasceranno più le redini del governo. La Guardia Nazionale si dimostra la più decisa nella repressione: due scioperanti sono uccisi durante uno sciopero in una fabbrica che produce olio di semi vicino a Baghdad mentre altri tre dimostranti sono assassinati durante una manifestazione non autorizzata per l’anniversario della rivoluzione d’Ottobre.

1969

Disfatta del movimento guevarista di ‘Aziz al-Hajj, molti militanti muoiono sotto tortura. ‘Aziz al-Hajj si pente pubblicamente in televisione. In seguito diventerà ambasciatore iracheno in Francia.

1973

L’industria petrolifera irachena è nazionalizzata.

1974

Dopo forti pressioni sovietiche, il Partito Comunista Iracheno entra nel Fronte Nazionale Progressista (filo-governativo).

Attacchi al napalm del governo iracheno sul territorio kurdo a Halabja e Kalalze. Il Partito Comunista Iracheno continua nella sua politica frontista con i ba’thisti.

1975

Iraq sottoscrive un accordo con l’Iran per isolare bilateralmente i movimenti nazionalisti kurdi, che subiscono una disfatta politica e militare.

1978

Massicci arresti di militanti del Partito Comunista critici con il regime. Dodici vengono fucilati per aver svilppato attività politica nell’esercito.

1979

Saddam Hussein diventa il Presidente della Repubblica. Il Partito Comunista Iracheno viene posto fuorilegge in aprile: 20-30.000 persone vengono arrestate e si contano a centinaia le uccisioni e le “scomparse” di militanti comunisti.

1980

Inizia la guerra Iran-Iraq. Il conflitto si incentra formalmente su rivendicazioni territoriali “storiche”, ma in realtà il problema centrale è quello di contenere la rivoluzione islamica.

1981

Il Partito Comunista opta per la lotta armata rurale contro il regime di Saddam Hussein.

1982

Sollevazioni popolari antigovernative nei distretti kurdi. Nelle regioni paludose del sud il governo lancia una vasta campagna con l’utilizzo di missili, artiglieria pesante per stanare migliaia di disertori. Questi rispondono con il sabotaggio e la guerriglia contro gli arsenali bellici della città di Amara. I villaggi che hanno sostenuto i ribelli sono rasi al suolo e gli abitanti massacrati.

L’Iran riesce a riprendere il controllo militare del proprio territorio occupato dall’esercito iracheno, e porta la guerra sul territorio dell’Iraq.

1984

Gli Stati Uniti restaurano i rapporti diplomatici con l’Iraq. Lo sforzo bellico di Saddam è sostenuto non solo dagli USA ma anche dall’Unione Sovietica, dalla Francia e dall’Arabia Saudita.

1987

In maggio scoppia un’insurrezione nella città kurda di Halabja guidata dai gruppi di disertori. Centinaia di persone vengono uccise quando la rivoltà è schiacciata.

1988

Disertori armati si impossessano della città di Sirwan (vicino a Halabja). L’aviazione irachena distrugge la città con missili e bombe. Il 13 marzo l’esercito decide di attaccare Halabja con armi chimiche. Cinquemila morti. I profughi che cercano di riparare in Iran vengono bloccati dai nazionalisti kurdi.

Agosto. Iran e Iraq firmano il cessate il fuoco. La Prima Guerra del Golfo si è conclusa: le vittime di otto anni guerra sono state più di mezzo milione.

1990

Agosto, l’Iraq invade il Kuwait.

1991

In gennaio gli eserciti anglo-americani con il supporto di una “forza di coalizione” lancia l’operazione “Desert Storm”, un massiccio attacco all’Iraq e alle sue forze in Kuwait. Nel conflitto gli alleati subiscono solo 131 perdite (molte dovute al “fuoco amico” contro le almeno 100.000 perdite irachene).

Anche se il generale Norman Schwarzkopf dichiara ufficialmente che non verranno attaccati i soldati iracheni in ritirata, gli alleati commettono orrendi massacri di coscritti iracheni allo sbando. Sulla strada che collega Kuwait City a Basrah si compie quello che alcuni ufficiali americani chiameranno “il tiro al piccione”

In febbraio e marzo esplodono sollevamenti popolari contro il governo iracheno che si diffondono in tutto il paese. Queste hanno inizio a sud, a Basrah, e ispirano anche i proletari che vivono a nord, nella zona kurda. Le stazioni di polizia e i palazzi governativi vengono presi d’assalto. I magazzini alimentari vengono saccheggiati e inizia la distribuzione gratuita di cibo. A Sulaimaniyya, a nord, vengono prese d’assolto le prigioni. I funzionari del partito Ba’th vengono eliminati. In alcune zone si formano consigli operai (shoras) che iniziano a governare le città. Essi sono in grado di creare una propria stazione radio, dei pronto soccorsi e  una milizia armata. Anche a Baghdad ci sono diserzioni di massa. In due zone della città, Al Sourah and Al Sho’ela, i disertori e i loro sostenitori prendono il controllo del territorio

Dopo una brutale repressione a sud, favorita apertamente dagli alleati, le forze governative riprendono il controllo anche delle zone settentrionali in mano ai rivoltosi. In aprile quando riprendono il controllo di Sulaimaniyya, gran parte della popolazione è fuggita sulle montagne per evitare la repressione.

Dal 1991 ad oggi

L’effetto delle sanzioni fa carneficina dei poveri e dei proletari iracheni. La mancata riparazione degli impianti idrici provoca epidemie di dissenteria, tifo e colera. L’ONU ha stimato che fino al 2001 oltre un milione di persone siano morte a causa dell’embargo, la metà delle quali bambini sotto i 5 anni.

1992

Rivolta nel sud dell’Iraq.

1993

Ricomposizione dell’estrema sinistra irachena: viene fondato il Partito Operaio Comunista d’Iraq.

1994

Prime azioni di guerriglia urbana a Baghdad.

1996

Gli USA lanciano ventisette missili Cruise contro l’Irak.

1997-1998

Campagna di “pulizia” nelle carceri da parte del regime: vengono giustiziati più di duemila prigionieri politici.

1998

In febbraio mobilitazione militare di Gran Bretagna e USA nel Golfo che sembra preludere a un nuovo attacco. Intervento di compromesso degli ispettori ONU.

Continuano le esecuzioni nelle carceri: il 1 ottobre 119 iracheni e 3 egiziani sono fucilati nella prigione di Abu Ghraib vicino a Baghdad. Ventinove di questi sono membri delle forze armate, mentre cinque sono accusati di aver partecipato alle insurrezioni del 1991. In dicembre dopo il ritiro degli ispettori ONU, Clinton lancia l’operazione “Volpe del deserto” con il lancio di 400 Cruise e più 600 missioni aeree sull’Iraq. Molti i morti.

1999

In marzo il Grande Ayatollah Mohammed Sadeq al-Sadr, la più importante figura religiosa irachena è uccisa, ad evidenza dalla polizia segreta ba’thista. In ottobre insurrezione a Basrah, repressa nel sangue. Scoppiano rivolte in una ventina di città irachene, compresa Baghdad.

Gli attacchi militari occidentali continuano.

2002

A gennaio il presidente statunitense Bush indica l’Iraq (insieme a Iran e Corea del nord) come un paese facente parte dell’ “asse del male”, e quindi obiettivo militare degli Usa. Dall’estate truppe britanniche e statunitensi iniziano a concentrarsi in Kuwait. Gli attacchi militari occidentali si intensificano.

2003

20 marzo: un bombardamento su Baghdad segna l’inizio della nuova guerra irachena, condotta da Stati Uniti e Gran Bretagna con l’obiettivo di occupare militarmente l’Iraq. Questa nuova guerra inizia fra polemiche molto dure a livello internazionale e con un movimento antiguerra a livello mondiale di un’ampiezza mai vista nella storia.

 

 

 

 

 

 


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