al Wathbah (Il salto). Movimento comunista e lotta di
classe in Iraq (1924-2003) di Ilario Salucci. Il libro ha 138 pagine e costa
8 euro. Spedizione in contrassegno. Scrivete alla redazione per acquistarlo (giovanetalpa@tiscali.it)
Proponiamo qui l’introduzione e la cronologia del volume.
Introduzione
Il 20 marzo 2003 i primi missili della coalizione
angloamericana sono caduti su Baghdad, segnando l’inizio di una guerra
lungamente preannunciata. Da quel giorno il flusso di notizie provenienti
dall’Iraq, quando esiste, è inquinato da informazioni false, o piattamente
propagandistiche, o relative a dettagli di nessun conto. La dinamica di quanto
sta avvenendo in questi giorni potrà esser colta solo quando i diretti attori –
in primo luogo la popolazione irachena, ma anche i soldati sia angloamericani,
sia iracheni – avranno diritto di parola. Per il momento ci giunge, flebilmente,
la voce della sinistra irachena, attraverso dichiarazioni e comunicati che
riportiamo in appendice.
In questo tempo di guerra la popolazione irachena viene
accettata dai mass media occidentali solo se ridotta a oggetto di compassione, a
vittima impotente, spogliata di ogni identità politica. Ripercorrere le vicende
delle classi subalterne e del movimento comunista iracheno di questi ultimi
ottant’anni è un tentativo di riconoscere questa identità politica, l’attività e
la soggettività reali degli operai e dei contadini d’Iraq, le loro lotte, le
loro speranze. E’ mia convinzione che tutto questo sia di interesse non solo o
tanto storiografico, ma direttamente politico, al fine di orientarsi nella
drammatica situazione attuale.
Dire sinistra irachena significa per lo più dire Partito
Comunista Iracheno (PCI), la cui importanza nelle vicende dell’Iraq è
difficilmente sottostimabile, almeno a partire dal 1944.
Attualmente il PCI è diretto da Hamid Majid Musa,
“segretario del Comitato Centrale” eletto nel 1993 dopo una gestione trentennale
(dal 1964 al 1993) di Aziz Mohammed, un kurdo sunnita entrato nel PCI nel 1948 a
15 anni, incarcerato immediatamente dopo, liberato dopo dieci anni dalla
“rivoluzione di luglio” (1958), e cooptato subito dopo la sua liberazione nel
Comitato Centrale del partito.
Il PCI dal 1993 tiene regolari congressi ogni quattro anni,
ed opera legalmente nel Kurdistan iracheno (uno stato de facto
indipendente, anche se non riconosciuto, con un proprio parlamento, propria
moneta e forze armate): l’ultimo congresso si è svolto nell’agosto 2001.
Precedentemente invece il PCI tenne solo quattro congressi dalla sua formazione
nel 1941: il primo congresso si tenne nel 1945, il secondo nel 1970, il terzo
nel 1976 ed il quarto nel 1985. Solo il terzo congresso potè svolgersi
legalmente a Baghdad – il PCI fu sempre costretto in una situazione di
clandestinità, eccetto i cinque anni successivi alla “rivoluzione di luglio” (in
cui operò di fatto legalmente, anche se gli fu negata la legalizzazione), e i
cinque anni successivi all’accordo del 1973 stretto con il Ba’th di Hamad Hasan
al-Bakr e di Saddam Hussein.
Il PCI è conosciuto come il “partito dei martiri”, per
l’altissimo numero di propri militanti uccisi dai vari regimi che si sono
succeduti in Iraq. Ben due segretari generali vennero uccisi dalla repressione:
il fondatore Yusuf Salman Yusuf (“Fahd”), impiccato pubblicamente nel 1949 (il
suo corpo venne lasciato sulla piazza diverse ore a monito dei lavoratori di
Baghdad) dopo che aveva ricostruito e diretto il partito a partire dal 1941 e
Husain Ahmad ar-Radi (“Salam ‘Adil”), arrestato e morto sotto tortura durante il
primo regime del Ba’th nel 1963 (ar-Radi aveva diretto il partito a partire dal
1955).
Il PCI ha avuto un’adesione militante molto variabile nel
corso di questi decenni, in funzione anche delle ondate di repressione che
periodicamente ha subito. Al momento della sua riorganizzazione nazionale nel
1941 poteva contare su meno di cento aderenti, diventati cinque anni dopo circa
4.000, e ricaduti a “poche centinaia” alla vigilia della “rivoluzione di
luglio”. Ma a metà del 1959 erano diventati circa 25.000, ridottisi nel 1967 a
circa 5.000. Non si dispone di dati relativi agli anni ’70, quando l’attività
legale favorì sicuramente l’allargamento del partito, e quando il quotidiano che
pubblicava veniva stampato in 20-25.000 copie. Secondo talune fonti nel 1984
disponeva di circa 2.000 militanti in clandestinità, mentre durante la
preparazione del congresso dell’agosto del 2001 in un suo comunicato si può
leggere che le tesi congressuali sono state discusse da “centinaia” di compagni
e compagne nelle varie riunioni di base. Ma questi dati – che fanno pensare per
lunghi periodi ad una ben piccola organizzazione, quasi “gruppuscolare” - non
permettono di capire il ruolo e il peso che il PCI ebbe in Iraq.
Per capire questa esperienza quasi unica – oltre a quello
iracheno, nel Medio Oriente arabo solo il PC sudanese fu un partito di massa con
un ruolo egemonico tra i lavoratori - è necessario ripercorrere non solo le
vicende interne del PCI, le discussioni che ha conosciuto, i drammatici errori
commessi, le azioni eroiche compiute per organizzare la classe operaia, le
scissioni – sia “di destra” che “di sinistra” - che ha vissuto. E’ necessario
anche ripercorrere in un certo qual modo la storia irachena, segnata
indelebilmente dalle lotte delle classi subalterne.
Desidero ringraziare i compagni di Reds, che hanno
dapprima sollecitato, e poi ospitato sul loro sito Internet (http://www.ecn.org/reds/)
una prima versione di questo lavoro, i lavoratori e le lavoratrici della
Biblioteca Emeroteca Queriniana di Brescia, Blob & Combustion di Londra
dal cui opuscolo è stata tratta la dichiarazione dei consigli operai di
Sulaimaniyya del giugno 1991 (http://www.purr.demon.co.uk/jack/Politics/kurdistan/kurdistan.html)
e la rivista À l’encontre dal cui sito è stata tratta la dichiarazione
del gruppo di esiliati iracheni in Svizzera del 20 marzo 2003 (http://www.alencontre.org/).
CRONOLOGIA 1900-2003
1900
L’Iraq non esiste. Dal XVI secolo la zona che più tardi diverrà lo Stato
Iracheno è parte dell’Impero Ottomano. Il governo dell’Impero è concentrato
nelle città; le campagne restano dominate da gruppi di tribù rurali, alcune
delle quali, nomadi.
1912
La Turkish Petroleum Company formata da capitali britannici, olandesi e
tedeschi acquista le concessioni per lo sfruttamento petrolifero nelle province
ottomane di Baghdad e Mosul.
1914-18
La Turchia si schiera con la Germania nella Prima Guerra mondiale. Per
proteggere i propri interessi strategici e i potenziali campi petroliferi, la
Gran Bretagna occupa Basrah nel novembre 1914, e infine espugna Baghdad nel
1917. Dalla fine della guerra, molte delle province dell’Iraq sono occupate
dalla forze britanniche, benchè alcune aree restino “non pacificate”. Un dominio
coloniale diretto è instaurato nella “Mesopotamia Britannica”.
1919
Tra il 1919 e il 1920 ci sono delle costanti ascese di lotte nel nord dell’Iraq;
vengono uccisi ufficiali e funzionari britannici. Le diverse tribù dell’area
condividono la lingua e la cultura kurda, ma in questa fase la rivendicazione di
un Kurdistan separato trova scarso interesse. La questione centrale è piuttosto
la resistenza a qualsiasi autorità statale “esterna”.
La RAF (Royal Air Force – aviazione britannica), bombarda le zone kurde. Il
comandante Arthur Harris (più tardi conosciuto come “Bomber Harris” per il suo
ruolo nella distruzione di Dresda durante la seconda guerra mondiale) si vanta:
“Gli arabi e i curdi ora sanno cosa significa un vero bombardamento in termini
di vittime e distruzioni. In quarantacinque minuti un intero villaggio può
essere praticamente cancellato e un terzo dei suoi abitanti possono essere
uccisi o feriti”.
Il Colonnello Gerald Leachman, un importante ufficiale britannico dichiara che
il solo modo in cui deve trattare con queste tribù sia il “massacro
indiscriminato”. Il Comando della RAF per il Medio Oriente afferma di possedere
armi chimiche da utilizzare contro “gli arabi recalcitranti” come “esperimento”.
Winston Churchill, commenta: “Sono fortemente favorevole all’uso di gas velenosi
contro tribù incivili… Non è necessario usare i gas più letali: si possono
usare gas che creano gravi disturbi e possono produrre acuto terrore anche se
non lasciano effetti permanenti sulla maggioranza di coloro che ne sono
toccati”.
1920
Nel dopoguerra le potenze imperialiste vincitrici si suddividono i territori
conquistati. Alla Gran Bretagna va l’Iraq (come del resto la Palestina), la
Francia si prende la Siria e il Libano. I confini del nuovo Stato iracheno
vengono tracciati dalle grandi potenze.
Le autorità britanniche impongono dei severi controlli, il drenaggio fiscale
diventa più rigoroso rispetto ai governi precedenti e viene utilizzata l’arma
del lavoro forzato. Nel giugno 1920 una rivolta contro il dominio britannico
(“la rivoluzione del 1920”) si sviluppa nel centro e nel sud del Paese. Per tre
mesi i britannici perdono il controllo di importanti zone del paese. Le
postazioni militari britanniche sono distrutte e 450 soldati di Sua Maestà
uccisi.
1921
Nel febbraio la ribellione è schiacciata. Almeno novemila ribelli sono feriti o
uccisi. Interi villaggi sono distrutti dall’artiglieria britannica.
La Gran Bretagna decide di rimpiazzare il dominio coloniale diretto con
un’amministrazione araba sotto il diretto controllo inglese, che diventa potenza
“mandataria” sull’Iraq riconosciuta dalla Società delle Nazioni. Alla testa
della nostra struttura statale è posto Faysal, primo re iracheno.
1924
Il governo britannico autorizza l’uso dell’aviazione contro i kurdi. Vengono
sganciate bombe e gas in dicembre su Sulaimaniyya. Lord Thompson descrive come
“terrificanti” gli effetti dei bombardamenti che costringono le popolazioni
tribali a fuggire “nel deserto dove centinaia di persone muoiono per sete”.
1927
Nuova rivolta kurda.
1930
Il trattato anglo-iracheno spiana la strada all’indipendenza del Paese. Il
trattato prevede comunque che la Gran Bretagna potrà continuare a mantenere due
basi aeree e influenzare la politica estera dell’Iraq fino al 1957.
Le insurrezioni kurde, provocate dai timori legati alla loro futura condizione
nel nuovo Stato, sono represse con l’aiuto della Royal Air Force.
1931
Sciopero generale di 14 giorni contro la Legge Fiscale Municipale che impone
tasse draconiane (tre volte superiori a quelle precedenti) e per il sussidio di
disoccupazione. Migliaia di operai e artigiani, tra cui 3.000 operai
petroliferi, vi aderiscono e si scontrano con la polizia. Rivolta kurda nel nord
dell’Iraq e degli assiri.
1932
L’Iraq è ammesso alla Società delle Nazioni e diventa formalmente indipendente.
1933
L’Associazione degli Artigiani (un sindacato) organizza il boicottaggio per un
mese della compagnia Britannica Baghdad Electric Light and Power. In
seguito a ciò i sindacati e le organizzazioni operaie sono messe fuorilegge e
costrette alla clandestinità per dieci anni, mentre i loro leaders sono
imprigionati. Muore Faysal a cui succede suo figlio Ghazi.
1934
L’ Iraq Petroleum Company inizia l’esportazione commerciale del petrolio
dei campi di Kirkuk.
1935
Fondazione nel mese di marzo a Baghdad del Partito Comunista Iracheno. Rivolta
nel sud, repressa nel sangue con bombardamenti.
1936-37
Il generale General Bakr Sidqi, un ammiratore di Mussolini instaura un governo
militare e lancia una repressione contro la sinistra. Ci sono proteste e
scioperi in tutto il Paese, compreso alla Iraq Petroleum Company a Kirkuk
e alla Fabbrica Nazionale di Sigarette a Baghdad. Sono 20.000 i lavoratori
coinvolti negli scioperi, duramente repressi. Ribellioni delle tribù del medio
Eufrate.
1939
Il re Ghazi muore in un scontro automobilistico. Molti iracheni pensano sia
stata una complotto, visto che il re era diventato apertamente antibritannico.
Durante una dura manifestazione a Mosul, viene ucciso il Console britannico.
1941
Rashid Ali diventa Primo ministro dopo un colpo di Stato, a spese delle tendenze
filo-britanniche. Il nuovo governo prende una posizione di neutralità durante la
Seconda Guerra mondiale, rifiutandosi di sostenere la Gran Bretagna se essa non
garantirà l’indipendenza alla Siria e alla Palestina. Sono stabiliti dei
collegamenti con il governo del Reich. Truppe britanniche sbarcano a Basrah. Il
governo iracheno chiede che esse abbandonino il paese. Le truppe britanniche
dopo trenta giorni di combattimenti reinstallano al potere i loro sostenitori.
Durante l’occupazione britannica, è dichiarata la legge marziale. I leaders
nazionalisti sono arrestati.
1943
Esplodono scioperi a carattere economico, schiacciati dalla polizia. Nel nord
scoppia una nuova rivolta kurda, a cui ne segue un’altra nel 1945.
1946
In una manifestazione a Baghdad contro la presenza inglese la polizia uccide un
dimostrante. Sciopero degli operai petroliferi a Kirkuk che chiedono aumenti
salariali e altri benefici. Gli operai si scontrano con la polizia, e il 12
luglio, durante una manifestazione di massa, la polizia apre il fuoco e uccide
dieci dimostranti. Nei mesi successive sono repressi gli scioperi dei tipografi
e dei ferrovieri. Il governo è costretto a dimettersi.
1947
Scioperi al porto di Basrah, nelle ferrovie e nel settore dell’estrazione
petrolifera, per aumenti salariali, la legalizzazione dei sindacati e contro la
presenza inglese. Scoppia una rivolta contadina ad ‘Arbat contro i latifondisti.
1948
Il governo iracheno negozia un nuovo trattato con i britannici che estenderebbe
fino al 1973 un certo ruolo britannico dal punto di vista militare. Le truppe
britanniche si ritirerebbero dal territorio iracheno, ma avrebbero il diritto di
tornare in caso di guerra. Il 16 gennaio, il giorno dopo che il trattato era
stato approvato a Portsmouth, la polizia uccide 4 studenti durante una
manifestazione anti-trattato. Ciò provoca un’insurrezione che verrà ricordata
come al-Wathbah (il salto). In realtà alla base della rivolta c’è anche
la scarsità di cibo e l’aumento dei prezzi. Nei giorni successivi durante le
marce dei ferrovieri e degli abitanti delle periferie, vengono uccise molte
persone. Il 27 gennaio vengono ammazzate dalle 300 alle 400 persone durante la
guerriglia che infiamma la città. Il governo si dimette e il trattato viene
sconfessato. Tutto il paese è scosso da un’ondata di scioperi senza precedenti.
In maggio 3.000 operai petroliferi di un pozzo vicino a Haditha entrano in
sciopero. Dopo due settimane e mezza di sciopero, il governo taglia
approvvigionamenti e acqua agli scioperanti, che decidono di marciare su
Baghdad, che si trova a 250 km di distanza. Questa Marcia verrà ricordata con il
nome di al-Masira al-Kubra (Grande Marcia), gli scioperanti vengono
sostenuti durante la Marcia dalla gente dei villaggi. Verranno poi arrestati a
Fallujah, a 70 km. da Baghdad.
La missione militare Britannica viene ritirata dall’Iraq.
1949
I leaders comunisti sono impiccati in pubblico in Baghdad, I loro corpi sono
lasciati a penzolare per alcune ore come ammonimento per gli oppositori del
regime.
1952
Sciopero dei portuali che rivendicano aumenti salariali, e migliori condizioni
abitative e di lavoro. Lo sciopero è duramente represso. In ottobre un movimento
di protesta di origine studentesca si trasforma in una rivolta che si allarga ai
principali centri città. Vengono richiesti diritti civili e democratici e libere
elezioni La rivolta verrà denominata al-Intifada (la scossa). Viene
imposto un governo militare che impone la legge marziale, il coprifuoco e la
chiusura di alcuni giornali. Diciotto manifestanti sono uccisi. Rivolta
contadina nella provincia di ‘Amarah.
1953
Rivolte contadine nelle provincie di Arbil, Diyalah e Sulaimaniyya.
1954
Un decreto del governo autorizza il Consiglio dei Ministri a deportare individui
colpevoli di essere comunisti, anarchici o lavorare per governi stranieri. Nuova
ondata di scioperi. Legge marziale a Basrah. Rivolta contadina nella zona del
medio Eufrate.
1955
Rivolta contadina nella provincia di Diwaniyyah.
1956
Dopo la nazionalizzazione del canale di Suez si assistono a mobilitazioni e
scioperi in tutto il paese contro l’intervento franco-britannico in Egitto. A
Najaf e Havy si scatena una vera e propria insurrezione: ad Havy due dimostranti
vengono condannati a morte. Viene imposta la legge marziale.
1958
Sollevazione popolare nella città di Diwaniyyah: quarantatre poliziotti e molti
manifestanti muoiono durante gli scontri che si protraggono per tre ore.
Un mese più tardi “la rivoluzione del 14 luglio” mette fine al regime. Membri
dei “Liberi Ufficiali” prendono il potere, denunciano l’imperialismo e
proclamano la Repubblica. La famiglia reale è giustiziata. Molti businessmen
americani e alcuni ministri giordani vengono uccisi. Si assistono a fenomeni
massicci di saccheggio e di espropri. Il nuovo regime per impedire che la
rivolta si espanda, dichiara il coprifuoco. Il potere viene assunto da
‘Abd-ul-Karim Qasim. Il suo governo è sostenuto dal Partito Comunista e da altre
organizzazioni di sinistra.
Il nuovo regime promette la riforma agraria. I contadini la realizzano spesso da
sé: a al-Kut e al-‘Amarah saccheggiano le terre dei proprietari terrieri,
bruciano le loro abitazioni, distruggono i registri catastali e dei contratti.
1959
I ba’thisti e i nazionalisti formano suqadre clandestine anti-comuniste
impegnate nell’assassinio di membri del PC e di altri elementi radicali. Dal
1961 vengono eliminati così oltre trecento oppositori a Baghdad e quattrocento a
Mosul.
A Mosul, nazionalisti arabi, sostenuti da forze anti-comuniste, cercano di
rovesciare il governo. La resistenza popolare si trasforma in guerra di classe:
i ricchi vengono attaccati e le loro case saccheggiate. A Kirkuk novanta tra
generali, capitalisti e proprietari terrieri vengono uccisi durante violenti
scontri (il Partito Comunista si dissocia dalle manifestazioni violente). Per
ironia, un anno più tardi molti militanti comunisti sono condannati a morte per
gli scontri di Kirkuk. Il Partito Comunista, consigliato da Mosca, mantiene però
il proprio sostegno al governo.
1961
Scoppia il conflitto tra governo e kurdi che proseguirà a intermittenza fino al
1975. Nel primo anno avvengono oltre 500 bombardamenti. Il Kuwait, diventa
indipendente. L’Iraq lo rivendica come propria provincia.
1963
Quasim è rovesciato a febbraio da un colpo di stato che porta per la prima volta
al potere il partito ba’thista. I ba’thisti propagandano l’unificazione con
l’Egitto e la Siria. Lo stesso anno i ba’thisti prendono il potere in Siria, ma
successivamente i due partiti nazionali ba’thisti si scindono.
Il partito Ba’th rafforza i propri legami con gli USA e la CIA aiuta la
repressone che colpisce oltre 10.000 persone: il bagno di sangue del 1963 viene
per sempre scolpito nella memoria degli iracheni. In novembre il partito Ba’th
viene escluso dal potere grazie a un nuovo colpo di stato, e le redini dello
stato vengono prese direttamente dall’esercito.
1967
Dopo una scissione nel Partito Comunista, un gruppo guidato da ‘Aziz al-Hajj,
influenzato dal maoisimo e dal guevarismo, si orienta verso la lotta armata.
1968
I ba’thisti tornano al potere nel luglio per mezzo di un colpo di Stato. Da
allora i ba’thisti non lasceranno più le redini del governo. La Guardia
Nazionale si dimostra la più decisa nella repressione: due scioperanti sono
uccisi durante uno sciopero in una fabbrica che produce olio di semi vicino a
Baghdad mentre altri tre dimostranti sono assassinati durante una manifestazione
non autorizzata per l’anniversario della rivoluzione d’Ottobre.
1969
Disfatta del movimento guevarista di ‘Aziz al-Hajj, molti militanti muoiono
sotto tortura. ‘Aziz al-Hajj si pente pubblicamente in televisione. In seguito
diventerà ambasciatore iracheno in Francia.
1973
L’industria petrolifera irachena è nazionalizzata.
1974
Dopo forti pressioni sovietiche, il Partito Comunista Iracheno entra nel Fronte
Nazionale Progressista (filo-governativo).
Attacchi al napalm del governo iracheno sul territorio kurdo a Halabja e Kalalze.
Il Partito Comunista Iracheno continua nella sua politica frontista con i ba’thisti.
1975
Iraq sottoscrive un accordo con l’Iran per isolare bilateralmente i movimenti
nazionalisti kurdi, che subiscono una disfatta politica e militare.
1978
Massicci arresti di militanti del Partito Comunista critici con il regime.
Dodici vengono fucilati per aver svilppato attività politica nell’esercito.
1979
Saddam Hussein diventa il Presidente della Repubblica. Il Partito Comunista
Iracheno viene posto fuorilegge in aprile: 20-30.000 persone vengono arrestate e
si contano a centinaia le uccisioni e le “scomparse” di militanti comunisti.
1980
Inizia la guerra Iran-Iraq. Il conflitto si incentra formalmente su
rivendicazioni territoriali “storiche”, ma in realtà il problema centrale è
quello di contenere la rivoluzione islamica.
1981
Il Partito Comunista opta per la lotta armata rurale contro il regime di Saddam
Hussein.
1982
Sollevazioni popolari antigovernative nei distretti kurdi. Nelle regioni
paludose del sud il governo lancia una vasta campagna con l’utilizzo di missili,
artiglieria pesante per stanare migliaia di disertori. Questi rispondono con il
sabotaggio e la guerriglia contro gli arsenali bellici della città di Amara. I
villaggi che hanno sostenuto i ribelli sono rasi al suolo e gli abitanti
massacrati.
L’Iran riesce a riprendere il controllo militare del proprio territorio occupato
dall’esercito iracheno, e porta la guerra sul territorio dell’Iraq.
1984
Gli Stati Uniti restaurano i rapporti diplomatici con l’Iraq. Lo sforzo bellico
di Saddam è sostenuto non solo dagli USA ma anche dall’Unione Sovietica, dalla
Francia e dall’Arabia Saudita.
1987
In maggio scoppia un’insurrezione nella città kurda di Halabja guidata dai
gruppi di disertori. Centinaia di persone vengono uccise quando la rivoltà è
schiacciata.
1988
Disertori armati si impossessano della città di Sirwan (vicino a Halabja).
L’aviazione irachena distrugge la città con missili e bombe. Il 13 marzo
l’esercito decide di attaccare Halabja con armi chimiche. Cinquemila morti. I
profughi che cercano di riparare in Iran vengono bloccati dai nazionalisti
kurdi.
Agosto. Iran e Iraq firmano il cessate il fuoco. La Prima Guerra del Golfo si è
conclusa: le vittime di otto anni guerra sono state più di mezzo milione.
1990
Agosto, l’Iraq invade il Kuwait.
1991
In gennaio gli eserciti anglo-americani con il supporto di una “forza di
coalizione” lancia l’operazione “Desert Storm”, un massiccio attacco all’Iraq e
alle sue forze in Kuwait. Nel conflitto gli alleati subiscono solo 131 perdite
(molte dovute al “fuoco amico” contro le almeno 100.000 perdite irachene).
Anche se il generale Norman Schwarzkopf dichiara ufficialmente che non verranno
attaccati i soldati iracheni in ritirata, gli alleati commettono orrendi
massacri di coscritti iracheni allo sbando. Sulla strada che collega Kuwait City
a Basrah si compie quello che alcuni ufficiali americani chiameranno “il tiro al
piccione”
In febbraio e marzo esplodono sollevamenti popolari contro il governo iracheno
che si diffondono in tutto il paese. Queste hanno inizio a sud, a Basrah, e
ispirano anche i proletari che vivono a nord, nella zona kurda. Le stazioni di
polizia e i palazzi governativi vengono presi d’assalto. I magazzini alimentari
vengono saccheggiati e inizia la distribuzione gratuita di cibo. A Sulaimaniyya,
a nord, vengono prese d’assolto le prigioni. I funzionari del partito Ba’th
vengono eliminati. In alcune zone si formano consigli operai (shoras) che
iniziano a governare le città. Essi sono in grado di creare una propria stazione
radio, dei pronto soccorsi e una milizia armata. Anche a Baghdad ci sono
diserzioni di massa. In due zone della città, Al Sourah and Al Sho’ela, i
disertori e i loro sostenitori prendono il controllo del territorio
Dopo una brutale repressione a sud, favorita apertamente dagli alleati, le forze
governative riprendono il controllo anche delle zone settentrionali in mano ai
rivoltosi. In aprile quando riprendono il controllo di Sulaimaniyya, gran parte
della popolazione è fuggita sulle montagne per evitare la repressione.
Dal 1991 ad oggi
L’effetto delle sanzioni fa carneficina dei poveri e dei proletari iracheni. La
mancata riparazione degli impianti idrici provoca epidemie di dissenteria, tifo
e colera. L’ONU ha stimato che fino al 2001 oltre un milione di persone siano
morte a causa dell’embargo, la metà delle quali bambini sotto i 5 anni.
1992
Rivolta nel sud dell’Iraq.
1993
Ricomposizione dell’estrema sinistra irachena: viene fondato il Partito Operaio
Comunista d’Iraq.
1994
Prime azioni di guerriglia urbana a Baghdad.
1996
Gli USA lanciano ventisette missili Cruise contro l’Irak.
1997-1998
Campagna di “pulizia” nelle carceri da parte del regime: vengono giustiziati più
di duemila prigionieri politici.
1998
In febbraio mobilitazione militare di Gran Bretagna e USA nel Golfo che sembra
preludere a un nuovo attacco. Intervento di compromesso degli ispettori ONU.
Continuano le esecuzioni nelle carceri: il 1 ottobre 119 iracheni e 3 egiziani
sono fucilati nella prigione di Abu Ghraib vicino a Baghdad. Ventinove di questi
sono membri delle forze armate, mentre cinque sono accusati di aver partecipato
alle insurrezioni del 1991. In dicembre dopo il ritiro degli ispettori ONU,
Clinton lancia l’operazione “Volpe del deserto” con il lancio di 400 Cruise e
più 600 missioni aeree sull’Iraq. Molti i morti.
1999
In marzo il Grande Ayatollah Mohammed Sadeq al-Sadr, la più importante figura
religiosa irachena è uccisa, ad evidenza dalla polizia segreta ba’thista. In
ottobre insurrezione a Basrah, repressa nel sangue. Scoppiano rivolte in una
ventina di città irachene, compresa Baghdad.
Gli attacchi militari occidentali continuano.
2002
A gennaio il presidente statunitense Bush indica l’Iraq (insieme a Iran e Corea
del nord) come un paese facente parte dell’ “asse del male”, e quindi obiettivo
militare degli Usa. Dall’estate truppe britanniche e statunitensi iniziano a
concentrarsi in Kuwait. Gli attacchi militari occidentali si intensificano.
2003
20 marzo: un bombardamento su Baghdad segna l’inizio della nuova guerra
irachena, condotta da Stati Uniti e Gran Bretagna con l’obiettivo di occupare
militarmente l’Iraq. Questa nuova guerra inizia fra polemiche molto dure a
livello internazionale e con un movimento antiguerra a livello mondiale di
un’ampiezza mai vista nella storia.
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