Questo testo fu scritto come di
tesi di laurea presso la Facoltà di Scienze Politiche di Milano nel 1995.
L’edizione che qui presento non varia molto da quella di allora. Allora la mia
necessità era quella di ricostruire da una parte la storia delle tendenze
trotskiste che operarono in Italia nel dopoguerra e dall’altra di fare una
ricognizione sul ciclo di lotte 1968-1980.
Oggi non mi riconoscerei in tante valutazioni che lì sono
espresse (per esempio il giudizio sul movimento del 1977) oppure eviterei
sintesi troppo riduttive ( come quella sull’ esperienza e l’elaborazione
dell’operaismo italiano). Tuttavia non ho voluto tornarci sopra, perché il tema
non mi interessa più come allora e avrebbe richiesto molto tempo.Da tempo molti
compagni e amici mi chiedevano di pubblicare la tesi, ma ho pensato che – visti
i suoi limiti – non era il caso di procedere alla sua pubblicazione cartacea.
Ecco qui, quindi, il testo in formato elettronico. Chiunque può farlo circolare
e utilizzare come meglio crede.
Quando scrissi questa tesi, gli effetti dirompenti sulle
teorie e le culture del movimento operaio del XX secolo, determinatisi nel
fatidico e fatale triennio 1989-1991, non mi erano ancora del tutto chiari.
All’epoca infatti pensavo che il crollo dello stalinismo (al di là degli effetti
collaterali negativi momentanei dal punto di vista psicologico e coscienziali)
avrebbe riaperto la strada a una ripresa di un “marxismo rivoluzionario” non
adulterato dalla controrivoluzione in Russia degli anni ’20. Da allora la
riflessione sulla cesura dell’ ’89, mi ha spinto a pensare che sia necessaria
una riconsiderazione più radicale che metta in questione il neo-bolscevismo del
secondo dopoguerra in quanto ideologia (e le sue le forme organizzative settarie
ed alienanti) e dall’altra parte accettando come problema ineludibile la stessa
crisi del marxismo e la necessità di recuperare parti sostanziose
dell’esperienza libertaria e dell’ultragauche del secondo dopoguerra. Il
movimento rivoluzionario del futuro non tornerà più a una sorta di età aurea del
movimento marxista, non sarà neo-bolscevico. Tra l’altro, più si studia la
gigantesca ascesa proletaria mondiale del periodo 1917-1923 seriamente e più si
comprende quante ombre, accanto alle luci ovviamente, ci furono.
Questa riflessione è ancora in corso e deve essere
sistematizzata. Ciò esigerà tempo perché richiede un bilancio sul movimento
rivoluzionario approfondito e non affrettato. Chi sarà interessato potrà
seguirla nei percorsi e nelle riflessioni del collettivo editoriale GiovaneTalpa
– di cui faccio parte - che sono ancora agli esordi.
Malgrado tutto ciò, molti che hanno letto questo lavoro, lo
hanno comunque considerato dal punto di vista documentario, interessante e
utile. Lo penso anch’io. E lo affido quindi alla critica, spero magnanima, dei
suoi lettori.
Y.C. luglio 2003
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