Da circa un mese, da quando è
iniziata la cosiddetta guerra irakena, giganteschi Stati cercano in tutte le
maniere di vincere la bilancia di potere in Irak e in tutto il Medio Oriente.
Hanno appena annunciato che le forze della coalizione rimarranno per cinque
anni. Questa forza d'invasione né ha ancora vinto la guerra né ha liberato gli
irakeni, ma ha iniziato il pompaggio e l'esportazione del petrolio irakeno dai
pozzi di Rumaila verso il porto di Um Qasir a sud e dai pozzi di Kirkuk verso la
Turchia usando gli oleodotti che transitano per il nord. Intanto, nel bel mezzo
della Liberazione del Petrolio Irakeno, gli USA disattivano i contatori e senza
bisogno di alcuna supervisione trafugano il petrolio all'oscuro della
popolazione. Mentre tutti gli irakeni soffrono le più severe condizioni di vita,
messi da un lato davanti al terrore, alla fame e alle malattie, dall'altro in
un'atmosfera di insicurezza e precarietà (saccheggi in pieno giorno sono pratica
comune), è chiaro a tutti che la gente comune non si è trasformata in branchi di
sciacalli, bensì soffre fame e intimidazioni. In tutto il mondo si è visto come
la gente ha saputo prendere milioni di dinari e convertirli in cenere nelle
strade, dimostrando così che furto e saccheggio sono ben lontani dalle loro
intenzioni.
Nelle città di Kirkuk, Mossul e
Baghdad, ma anche in molte piccole città, le masse si sollevano e si organizzano
collettivamente per formare Consigli [Shora, Soviet] per difendere e salvare le
loro vite, e in molti casi sono riuscite a fermare i saccheggi e il caos portato
dalle forze e gruppi armati. L'organizzazione per Consigli è l'unica cosa
praticabile per avere una vita civile che metta fine al disordine e alle
prospettive oscure creati dagli USA e dai loro leccapiedi in Irak. La
popolazione deve organizzarsi e armarsi nei propri Consigli, per impedire a
governanti, fino a ieri con il partito Ba'ath oggi con gli USA, di prendere il
potere. Le masse organizzate sono i padroni della società e sono loro le vere
rappresentanti della prosperità e della libertà. Oggi queste masse in Baghdad
vengono defraudate dal programmato tentativo di rimettere al suo posto quella
stessa polizia che era del defunto regime Ba'ath. In Kirkuk e Mossul le masse
hanno impedito alle milizie armate dei due maggiori partiti nazionalisti kurdi,
KDP e PUK, di prendere il controllo delle città.
Questi partiti, malgrado i loro
accordi con le forze della coalizione riguardo alla loro ritirata da Kirkuk e
Mossul per lasciare il campo alle truppe d'occupazione, in realtà propagandano e
annunciano l'avvento di un'altra Bosnia o di un altro Libano tra kurdi, turkmeni
e arabi, in qualità di partiti kurdi di governo, proclamando “Kirkuk la
Gerusalemme kurda”. D'altronde, il Fronte Turkmeno fa eco con “Kirkuk è turkmena
per sempre”. In Mossul, gruppi reazionari di Wahabi [musulmani filosauditi]
gridano alla Fatwa o al Jihad o a far scorrere “sangue kurdo”.
Queste politiche guerrafondaie
di invasione sono la continuazione dello spargimento di sangue e della pulizia
etnica della Yugoslavia, della Palestina e dell'Afghanistan, che hanno reso le
città laghi di sangue. Ed ora, tocca all'Irak!
Ed ora, il Partito Comunista
Operaio d'Irak lavora tenacemente nella società e con la gente per metter fine
alla tragedia di milioni di esseri umani in Irak e per scacciare le truppe
d'invasione.
Ci rivolgiamo a tutti gli
attivisti, comunisti e progressisti nel mondo per impegnarsi subito in
solidarietà e appoggio alla lotta delle masse irakene, per fermare la guerra e
portare pace e prosperità.
Vi stringiamo
le mani, per un mondo migliore!
Partito
Comunista Operaio d'Irak
www.wpiraq.org
20.04.2003
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