Ultimo Aggiornamento : 05-10-2003 : Last Release
Nei segni che confondono la borghesia, la nobilità e i meschini profeti del regresso riconosciamo la mano del nostro valente amico, Robin Goodfellow, la vecchia talpa che scava tanto rapidamente, il grande minatore: la rivoluzione! - KARL MARX -
 
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SOLDATI USA IN IRAQ: RIPORTATELI A CASA, ORA!




      Campagna dei veterani e delle famiglie dei soldati USA: Riportateli a
casa, ora!

      E' evidente, il popolo americano è stato ingannato dall'
amministrazione Bush sul motivo e sullo scopo dell'invasione all'Iraq. E'
altrettanto evidente che l'amministrazione si stia intestardendo con
incompetenza a questo processo distruttivo. Molti americani non vogliono che
le nostre truppe siano là. Molti militari non vogliono essere là. La
stragrande maggioranza degli iracheni non vogliono i soldati USA là.




Dichiarazione di intenti
RIPORTATELI A CASA ORA! (Bring them home now) È una campagna delle famiglie
dei veterani, del personale in servizio attivo, dei riservisti e di altri
che si oppongono alla guerra in corso in Iraq e esortano ad agire contro la
sciocca e avventata sfida di Bush, al grido di "Bring 'em on" (loro ne sono
la causa), agli iracheni che, armati, cercano di resistere all'occupazione.
Il nostro scopo è mobilitare le famiglie dei militari, dei veterani, e i
soldati stessi affinché domandino: la fine dell'occupazione in Iraq e di
altre avventure militari senza senso; e un immdeiato ritorno di tutte le
truppe USA alle loro case.
La verità sta venendo fuori.
Il popolo americano è stato ingannato dall'amministrazione Bush sul motivo e
sullo scopo dell'invasione all'Iraq. E' altrettanto evidente che l'
amministrazione si stia intestardendo con incompetenza a questo processo
distruttivo. Molti americani non vogliono che le nostre truppe siano là.
Molti militari non vogliono essere là. La stragrande maggioranza degli
iracheni non vogliono i soldati USA là.
Ora i nostri soldati sono coinvolti in un caos di tutta la zona in larga
parte causato dal nostro governo. Queste azioni militari non sono percepite
come di liberazione, ma di occupazione, e i nostri soldati sono ora soggetti
ad attacchi quotidiani. Nel frattempo, senza una chiara missione, stanno
vivendo in condizioni durissime di deprivazione. A casa, le loro famiglie
sono costrette a una lunga separazione e a una perenne incertezza.
Come veterani e come famigliari, capiamo che la vita difficile è a volte
parte del lavoro. Ma ci deve essere un motivo onesto, un onere utile, per
costringere i soldati, le famiglie, la comunità, a tale sforzo e rischio. Le
motivazioni date per l'occupazione dell'Iraq non rispondono a questo
standard.
Senza nessuna giusta causa per la guerra, diciamo: riportate a casa i nostri
soldati ora!
Mai più un soldato ucciso in azione. Mai più un soldato ferito in azione.
Mai più un soldato psicologicamente danneggiato dall'atto di terrorizzare,
umiliare, ferire o uccidere persone innocenti. Mai più un soldato inviato a
inalare uranio impoverito. Mai più un soldato separato dalla moglie e dai
propri figli. Questo è l'unico vero modo per supportare i soldati, e le
famiglie che sono parte dell'esercito almeno quanto i militari.
Bush ha detto "Bring 'em on", noi diciamo "BRING THEM HOME NOW!"

Tradotto da Nuovi Mondi Media
Fonte: http://www.bringthemhomenow.org/
For Fair Use Only


E' stato per il petrolio ed è come il Vietnam
Di STAN GOFF
Gli apologeti del gioco della guerra che Bush vuole fare in Iraq, il cui
numero sta diminuendo dinnanzi alla dura realtà, hanno investito nel lavoro
di allontanare due motivi di protesta: che la guerra in Iraq fosse per il
petrolio, e che possano essere comparabili la guerra in Iraq e quella in
Vietnam.
La guerra non è stata percepita come una liberazione, le storie merdose
sugli scopi della guerra sono andati a quel paese quando non ha retto la
questione delle armi. E' stata sempre e solo ri-colonizzazione, chiamata
usando l'eufemismo di molti democratici "ri-costruzione".
Nonostante la realtà, l'amministrazione Bush credeva che l'accoglienza
ricevuta sarebbe stata da liberatori, in quanto Bush si è circondato di
persone la cui principale abilità è deludere le aspettative, e la cui
principale avversione è ascoltare qualunque cosa che non sia conforme ai
loro preconcetti. Se Papà supervisionò la tragedia, il Figliolo sta
supervisionando la farsa mortale.
Le persone che vogliono solo sentire notizie buone rispetto ai loro
preconcetti sono facilmente prese in giro da altri, e questi altri questa
volta erano Ahmed Chalabi, un iracheno espatriato che è stato condannato a
22 anni di lavori forzati in Giordania per appropriazione indebita. Questo è
il personaggio sul quale Donald Rumsfeld e Paul Wolfowitz - (neo)
conservatori - hanno contato per avere la comprensione degli iracheni, e che
disse loro che sarebbero stati accolti favorevolmente, incitati, con lanci
di fiori e confetti dalle folle, come lo furono dai parigini nel 1945. Il
fatto che Chalabi non fosse stato in Iraq per decenni non ha fatto da
deterrente per i nostri intrepidi neo-conservatori. Desiderano ancora che
Chalabi prenda la guida dell'Iraq, sotto il Viceré Paul Bremer il cui tutore
è Kissinger.
E nemmeno questi neoconservatori sono stati trattenuti dai rapporti di
intelligence, che informavano loro che l'Iraq non costituiva una minaccia.
Hanno semplicemente fatto questa cagata, ripetendo milioni di volte alla
credulona e tele-ipnotizzata maggioranza degli americani, di mandare giù il
boccone amaro. lo zucchero era fornito dal giornalismo in polvere dei media
di intrattenimento americani. Ascoltare solo quello che vogliamo sentire è
una caratteristica culturale generalizzata, condivisa da leader e seguaci.
Se, da bambino, avessi detto bugie evidenti come quelle dell'
Amministrazione, mia mamma mi avrebbe spedito in cortile a prendere un
frustino. Ma l'America bianca (che sia chiaro, il partito repubblicano ha
come principio unificante la supremazia bianca) ritiene il mondo reale
difficile da sopportare, e così si avvinghia disperatamente alla sottana del
suo semplificato, razzista, modo di vedere il mondo.
Ecco perché anche l'America bianca "liberale" si trova incapace di pensare
agli iracheni come capaci di autogovernarsi, e ora chiede l'occupazione da
parte delle Nazioni Unite, immaginate come funzionari europei che sopportino
il peso dell'uomo bianco presso i non bianchi, ora chiamato
"democratizzazione".
Nel mondo reale, la piccola giunta di Bush voleva il controllo del petrolio,
e questa è sempre la motivazione, non è mai cambiata. Se la principale
risorsa dell'Iraq fossero stati i ceci, le nostre truppe non sarebbero là.
Non ci sarebbe stata nessuna nube di fumo a forma di fungo a fiorire sui
cieli di New York, e non ci sarebbe stata nessuna connessione tra l'11
settembre e l'Iraq. L'unica nube a forma di fungo era quella emessa
direttamente dal culo di questi malviventi senza vergogna. Era per il
petrolio. E' ancora per il petrolio. Stanno intraprendendo una guerra
economica contro l'Europa e l'Asia, e il petrolio fa pendere la bilancia. E
così ripetono la parola "liberazione, liberazione, liberazione" come un
mantra.
La ripetizione di parole come "sacche" e "stranieri" sono altre coperture
infantili (è una buona cosa che mia Mamma non sia a Washington, per certe
bugie potrebbe romperti il culo) per celare il fatto che gli iracheni non
stanno facendo la parte a loro attribuita dalla sceneggiatura dei
neo-conservatori.
In Vietnam fu fatto uno sforzo enorme, una volta che i militari Usa erano
nelle trincee, per convincere il pubblico americano che gli aggressori erano
stranieri, e che la resistenza all'occupazione militare non era di origine
indigena. Ma lo era. E anche la resistanza in Iraq è indigena. Operazioni
come quelle condotte dalla guerriglia irachena non possono verificarsi senza
profondi appoggi da parte della popolazione locale.
In Vietnam il morale delle truppe crollò quando le bugie sui motivi della
guerra divenirono sempre più evidenti. Il morale delle truppe in Iraq è
cominciato ad affondare non appena hanno visto che in realtà non stavano
liberando nessuno.
La maggior parte delle truppe sono preparate ad affrontare il pericolo e le
condizioni di vita dure. Ma non amano affrontare queste cose in virtù di
bugie dette loro.
Dal momento in cui, in agosto, è stata presa la decisione politica di
oscurare le perdite Usa, gli Stati Uniti hanno minimizzato le operazioni. In
realtà queste li hanno impantanati in una serie di piccoli attacchi, a
puntura di spillo, il cui fluire lento e costante, con un numero altrettanto
costante di perdite USA, stava danneggiano politicamente Bush. Ancora adesso
non sta funzionando, là. Le installazioni fisse necessitano di supporto
logistico, e questo significa convogli, così la resistenza irachena sta
imparando l'arte di prenderli in imboscate.
Da un tempo operativo che era letalmente strenuo, le truppe americane sono
ora soggette a una noia che intorpidisce. Ora devono concentrarsi solo su
quanto lentamente cambino le pagine del calendario, su quanto sia caldo, su
quanto facciano male le pulci della sabbia, su quanto manchino loro i pasti
fatti in casa, e far l'amore e l'aria condizionata. Gli occasionali e
mortali colpi di mortaio danno loro qualcosa di cui parlare.
Ora gli Stati Uniti sono quelli attaccati, hanno perso il vantaggio dell'
iniziativa e così si perde la guerra. Questo è un altro parallelo con il
Vietnam.
Il Ministero della Politica della Difesa di Rumsfeld ha usurpato il
Dipartimento della Difesa, così come il segretario della Difesa di Lyndon
Johnson, Robert McNamara sorvegliò la sconfitta del Vietnam.
Se MacNamara fu il cattivo consigliere di Johnson, Rumsfeld appare essere il
Rasputin di Bush. Un altro artista degli imbrogli, con la sua dottrina
cretina della guerra dei robot. Anche i generali disprezzano questo
pretendente arrogante. I generali pare ricordino ancora il Vietnam, sul
quale il gabinetto di Bush ha una profonda amnesia, ma anche loro -
specialmente loro - proteggeranno le loro carriere e rimarranno per la
maggior parte in silenzio mentre vengono condotti nella palude.
Forse dovremmo rivisitare un buon consiglio proveniente dal Vietnam. Quando
ci fu chiesto come potevamo uscire dal Vietnam, una risposta semplice fu
tragicamente ignorata: con le navi e gli aerei. Gli iracheni - gente d'
ingegno con 5000 anni di civilizzazione alle spalle - sono più qualificati a
determinare il loro futuro, per quanto doloroso possa essere il processo,
del gabinetto di Bush, o delle Nazioni Unite.
Fermiamo l'occupazione.
Riportiamoli a casa, ora.

Stan Goff è un veterano, un ex sergente, con un figlio soldato. Ha scritto
due libri ed è ora membro dell'associazione BRING THEM HOME NOW!
(riportiamoli a casa ora)

Tradotto da Nuovi Mondi Media
 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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