Cari compagni,
è con grande stupore che vedo inserito
all'interno del vs. sito (http://www.autprol.org/) -
e all'interno della cartella "comunismo di sinistra" - uno scritto di Pietro
Secchia (qualche tempo fa apparve e poi scomparve sempre nella stessa cartella
perfino uno scritto del Presidente Mao). Viene da chiedersi: è colpa del
vostro spirito iconoclasta o è frutto del caldo torrido che colpisce la
penisola in questi giorni?
Quale che sia la ragione, gioverà ricordare a
grandi e piccini chi fu Pietro Secchia.
Pietro Secchia, non è mai stato un comunista di
sinistra o meglio lo fu da giovanissimo prima di passare alla frazione
stalinista e controrivoluzionaria del PCd'I. Da allora si dimostrò uno dei più
zelanti persecutori "dei cani trotskisti" insulto che colpiva tutti coloro i
quali si ribellavano alla deriva nazionalista e filosovietica del Partito. Fu
poi uno dei capi di quel CLN che durante la resistenza si pose il compito di
normalizzare le fabbriche e consegnare il proletariato italiano
all'occupazione americana; nel dopoguerra durante la crisi che investì il PCI
dopo l'incidente automobilistico in cui rimase ferito Togliatti - divenne il
prediletto di Stalin che voleva sostituire il "Migliore" con un rozzo operaio
"estremista a chiacchiere, riformista nei fatti" come lo erano i vari Thorez e
Thalmann in Francia e Germania. Più tardi Secchia e il suo fido
scudiero Alberganti, che non si erano adattati al nuovo corso del PCI degli
anni '60 fuorono emarginati dal gruppo dirigente in cui emersero figure
"nuove" come Armando Cossutta (che per ironia della storia diverrà il
filosovietico degli anni '80). Se Secchia non abbandonò mai il PCI fino alla
morte, lo fece invece Alberganti che divenne nella seconda metà degli anni '70
il Presidente del Movimento Lavoratori per il Socialismo, una banda di
criminali stalinisti, che a Milano si distinguevano per la persecuzione fisica
non solo delle avanguardie operaie e di movimento che non si sottomettevano
alla loro mafia frontepopolarista ma anche nei confronti di tutti i "diversi":
gli arancioni, i freakettoni, i gay.
Anche se Secchia come ogni buon nostalgico
"sognava la lotta armata", il socialismo che egli intendeva instaurare puzzava
di capitalismo, (o comunismo rozzo ed irriflessivo per usare le parole del
Marx dei Manoscritti) lontano un miglio. La sua onestà personale non lo può
salvare dall'essere posto, a buon diritto, non nell'enciclopedia dei
"compagni che sbagliano" ma nel museo degli orrori di una stagione in cui
essere rivoluzionari significava battersi con tutte le proprie forze contro
Secchia e i suoi giannizeri.
Come materialisti bisogna giudicare gli uomini
per quello che realmente fanno e non per quello che dicono di se stessi. Mi
sembra persino ridicolo ricordarlo a dei compagni che sanno tutte queste cose,
ma è sempre meglio dire quello che si pensa apertamente perchè quello che può
essere solo un graffio non diventi una cancrena.
Cordiali saluti,
Jean Meslier - GiovaneTalpa
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