Ultimo Aggiornamento : 16-07-2003 : Last Release
Nei segni che confondono la borghesia, la nobilità e i meschini profeti del regresso riconosciamo la mano del nostro valente amico, Robin Goodfellow, la vecchia talpa che scava tanto rapidamente, il grande minatore: la rivoluzione! - KARL MARX -
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A PROPOSITO DELLE AZIONI REPRESSIVE CONTRO IL CRAC

 

INDAGATI

per il reato di cui all'art. 270 bis C.P., per aver costituito e diretto
una associazione, denominata C.R.A.C. - CENTRO di RICERCA per l'AZIONE
COMUNISTA, che si proponeva il compimento di atti di violenza con
finalità di terrorismo e eversione dell'ordine democratico ed in
particolare di compiere delitti con uso di violenza contro l'incolumità
personale allo scopo di svolgere attività politica e di propaganda
diretta a combattere il capitalismo e a distruggere lo stato.


Con queste parole inizia il decreto di perquisizione emesso dal
Tribunale di Bologna, con il quale venerdì 11 luglio 2003 i carabinieri
del ROS hanno bussato alle porte di più di cinquanta persone in diverse
città d'Italia. A Torino viene perquisita la casa di un compagno del
centro di documentazione "Porfido", e sequestrati computer, floppy
disc, corrispondenza e carte varie.

Tanto per parlar chiaro, non solo evitiamo, come molti usano fare in
questi casi, di "prendere le distanze"; al contrario, confessiamo
che se il CRAC fosse realmente un'associazione in grado di tali pregevoli
opere ("eversione dell'ordine democratico" . "combattere il capitalismo"
. "distruggere lo Stato"), sicuramente non avremmo esitato a farne parte.
Peccato però che non sia così. E non certo a causa di incapacità degli
amici e compagni del CRAC; quanto per il semplice fatto che la
rivoluzione sociale non è la messa in atto di un progetto elaborato da un
gruppo politico, da un'avanguardia, da un partito, armato o meno che sia,
quanto piuttosto un processo storico, una catastrofe epocale, frutto
dell'esplosione delle contraddizioni insite in una organizzazione sociale
in declino.

"Il comunismo è il movimento reale che abolisce lo stato di cose
presente", si è detto.

È all'interno di questo movimento che individui e gruppi si sforzano di
accelerarlo, di parteciparvi, cercando di dare forza e consapevolezza
alle forze sociali deputate alla sua realizzazione, al superamento della
società, alla realizzazione della comunità umana. In questo sforzo si
pone Porfido, nel suo piccolo, come i compagni del CRAC.

Nessuna dissociazione, dunque, anche perché in realtà c'è ben poco da cui
dissociarsi. Nell'indagine in questione, addirittura, non c'è proprio
nulla. Le uniche cose che vengono contestate agli indagati, a quanto
risulta dagli atti, sono assemblee pubbliche, presentazioni di libri,
riunioni.

Del resto sembrerebbe alquanto assurdo, ma evidentemente non agli occhi
di carabinieri e Procura, costituire un'associazione eversiva con il suo
bel sito internet, i suoi giornali, un recapito pubblico, ecc. Ma
tant'è.

Quel che viene sbandierato negli atti è una presunta analogia con le
posizioni dei "gruppi eversivi dichiaratamente autori di atti di violenza
e terrorismo, quali le Brigate Rosse partito comunista combattente.".
Quel che è certo però è soltanto che i compagni di CRAC, in seguito
all'omicidio di Marco Biagi, hanno pubblicamente rifiutato di "unirsi
alla canea di voci di coloro che, per opportunismo e infamia, fanno a
gara per essere "i più lontani", "i più democratici", "i migliori
antagonisti delle BR-PCC"".

E visto che questa indagine, anche se indirettamente, in qualche modo
chiama in causa anche noi, confessiamo senza pudore che per la
morte di chi ha speso la propria vita al servizio dello sfruttamento di
classe non abbiamo versato una lacrima. Sarà perché siamo degli
estremisti senza cuore, forse. O forse sarà che ne versiamo già
abbastanza di lacrime, tutti i giorni, per le vittime di tale
sfruttamento, per tutti i ragazzi uccisi sulle strade dalle pallottole
della polizia, per tutti i proletari morti di lavoro o rinchiusi e
torturati nelle patrie galere; per non parlare di tutti i bombardati,
affamati, ammalati, del resto del mondo, e affondati o deportati quando
cercano di fuggire dalla sorte che il capitalismo gli ha riservato a casa
loro.

Comunque, se da un lato questa indagine è demenziale tanto da far
sorridere, dall'altro è preoccupante in quanto spia del clima di cui è
figlia. E non ci riferiamo, o per lo meno non esclusivamente, alla
repressione nei confronti del "movimento", ma della generale
recrudescenza della repressione a livello mondiale. Chiamare in causa un
governo di destra è soltanto un insulso tentativo di rovesciamento
causa-effetto.

Il clima di guerra infinita permea prepotentemente tutta la vita sociale,
anche nelle metropoli della "fortezza occidente". La guerra
internazionale al terrorismo si traduce in un attacco a ogni spazio di
libertà e autonomia in tutto il pianeta, dove le frontiere, blindate per
i migranti, non esistono più per soldati e polizie; gli Stati baluardo
delle "libertà democratiche", candidamente, costruiscono lager, applicano
la tortura sistematica sui prigionieri, calpestano i trattati
internazionali, ecc.

A capo della polizia USA in Iraq si insedia colui che ha combattuto la
criminalità nelle strade di New York, braccio destro di Rudolph Giuliani,
eroe della "tolleranza zero"; così come a dirigere i pestaggi nelle
strade di Genova i giorni del G8, c'erano gli stessi carabinieri che
avevano diretto i massacri in Somalia, tanto per ricordarci come sia
venuta meno ogni separazione tra tempi di guerra e tempi di pace; "zona
di guerra" è ormai l'intera vita sociale. L'amministrazione dell'ordine
capitalista si sta sempre più risolvendo in una guerra civile quotidiana,
una guerra permanente contro gli uomini per il mantenimento coatto della
pace mercantile.

Non è proprio quel che si dice una situazione rosea. sembrerebbe
piuttosto il disperato tentativo di scongiurare il crollo di una società
in agonia, a qualsiasi prezzo. Non sappiamo quanto potrà reggere, certo
non in eterno. Nel frattempo, comunque, confessiamo che non
abbiamo intenzione di stare seduti sulla riva del fiume, aspettando di
veder passare il cadavere del mostro mercantile.





stampato in proprio, 14 luglio 2003

centro di documentazione "Porfido" - via Tarino 12/c, 10124
Torino
 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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