Ultimo Aggiornamento : 18-06-2003 : Last Release
Nei segni che confondono la borghesia, la nobilità e i meschini profeti del regresso riconosciamo la mano del nostro valente amico, Robin Goodfellow, la vecchia talpa che scava tanto rapidamente, il grande minatore: la rivoluzione! - KARL MARX -
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CHI SALVERA’ RIFONDAZIONE COMUNISTA?

 

 

 Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Fausto Bertinotti, non ha sentito il bisogno di dimettersi, il giorno dopo i risultati del referendum. Questione di stile. A nostro modesto avviso i 10 milioni che hanno votato SI’, superando i mille ostacoli che si erano frapposti tra loro e il voto, non sono poi un brutto risultato. E’ stato un voto soprattutto di classe e non lo dimentichiamo. Tuttavia una cosa è contarsi e un’altra è vincere un referendum. Ci volevano almeno 25 milioni di voti validi e il 50,1% al SI’ per vincere e cioè quasi il triplo di quello che si è riusciti a racimolare, dieci milioni di partecipanti al voto in più rispetto all’elettorato di Ulivo + Rifondazione e via contando.

Bertinotti parla di scommessa perduta; sarebbe meglio parlare invece di avventura. E’ la prova provata che il capitalismo nella sua fase discendente non è in grado di garantire nulla e che il referendum non può rappresentare uno strumento per far avanzare i salariati.  

Un partito come Rifondazione – un partito riformista d’opinione minoritario – dopo essere stato per qualche anno un partito residuale –un residuato della caduta del Muro di Berlino - ha disperatamente cercato di barcamenarsi tra movimenti e istituzioni. La mancanza di un’analisi e delle strategie che non fossero le suggestioni dell’antiglobal o la stanca ripetizione del togliattismo, hanno privato Rifondazione di qualsiasi respiro. Ora l’ultimo giro di danza è stato fatto: Rifondazione non ha più altra strada che l’accordo programmatico con l’Ulivo per le elezioni del 2005-2006 (a meno che la borghesia italiana decida di disfarsi di Berlusconi prima della fine del mandato).

Bertinotti nelle sue prime dichiarazioni dopo il voto ha alzato i toni nei confronti di DS e Margherita. E’ solo una mossa da avanspettacolo per tenere insieme un corpo militante che rischia (dilaniato dagli scontri correntizi e dalla paralisi delle strutture di base) di sbriciolarsi già nei prossimi mesi. La contraddizione non potrebbe essere più patente: si chiede ai militanti di allearsi alle elezioni con la stessa canaglia del centro-sinistra che applaude Blair all’estero e sta con padroni e i padroncini in Italia. Il giochetto del “bau bau” Berlusconi non funziona più tra i compagni più avveduti perchè lo sanno tutti che cosa ha fatto il governo dell’Ulivo e cosa farebbe se dovesse tornare a prendere le redini del paese: a suo modo, servirebbe al meglio gli interessi della borghesia italiana. La politica del “meno peggio” non funziona più: forse garantirà la sopravvivenza di Rifondazione per un’altra legislatura in parlamento, ma al prezzo di distruggerne le rimanenti forze militanti.

E’ necessario prendere un’altra strada.

E’ ora di tornare a discutere, a capire, cosa deve e può essere la rifondazione del comunismo fuori dal cretinismo parlamentare, fuori dai giochetti di Bertinotti per assicurarsi un spicchio di visibilità nel gran circo della politica borghese.

Senza una riflessione profonda che inizi a criticare non solo la politica borghese, ma la politica tout-court, sarà ben difficile trovare la via e costruire un’ipotesi di emancipazione sociale e umana complessiva. 

 

Roberto Villetti  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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