Ultimo Aggiornamento : 2-09-2003 : Last Release
Nei segni che confondono la borghesia, la nobilità e i meschini profeti del regresso riconosciamo la mano del nostro valente amico, Robin Goodfellow, la vecchia talpa che scava tanto rapidamente, il grande minatore: la rivoluzione! - KARL MARX -
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CAPITOLO 8

LA LSR: L'ANOMALIA PERSISTENTE

 

 La corrente che darà vita nel 1976 alla LSR (Lega Socialista Rivoluzionaria) ha un posto di particolare importanza tra le organizzazioni sorte dalla diaspora del trotskismo italiano in quanto si è dimostrata un fenomeno organizzativo e politico persistente, anche se oggi l’organizzazione che è erede diretta della LSR si colloca, in gran parte, fuori dalla tradizione del trotskismo. (inserire nota)

 Il primo nucleo di quella che sarà la LSR sorge come gruppo locale, napoletano, dall’incontro di un ex-militante dei GCR con dei quadri studenteschi desiderosi di dare un quadro teorico definito alla loro militanza. Da qui, nel 1973 sorgerà il GRP (Gruppo Rivoluzione Permanente), che presto entrerà in rapporti di collaborazione con l’ omonimo GRP di Torino e verrà riconosciuto dal Segretariato Unificato come organizzazione simpatizzante.[1]

L’architetto di questo primo embrione d’organizzazione, ma anche poi dei suoi sviluppi successivi, è proprio l’ex militante dei GCR napoletani, Dario Renzi.

Dario Renzi, nato nel 1953, è arrivato al trotskismo nel 1969 attraverso la militanza nel movimento studentesco e la lettura della Rivoluzione Permanente di Trotsky ed è conquistato ai GCR da Lidia Cirillo, allora dirigente locale dell’organizzazione.

 Sono soprattutto i limiti organizzativi a portare Renzi, in un primo tempo, a rompere con i GCR.

Il gruppo pubblica un giornalino ciclostilato, Rivoluzione Permanente[2], che si distingue  inizialmente per una denuncia dei Fronti popolari che, in Cile prima e in Portogallo poi, avrebbero condotto alla sconfitta delle ascese proletarie. Allo stesso tempo vengono intessuti i primi rapporti con la principale opposizione all’interno dei GCR, la TMR di Roberto Massari.

 

Questo progetto TMR-GRP non ebbe continuità per le divergenze che sorsero sulle prospettive internazionali nel novembre del 1974. Massari e un gruppo di militanti europei, soprattutto austriaci e tedeschi volevano costruire una terza tendenza all’interno del Segretariato Unificato. C’era in questo raggruppamento internazionale una ambiguità di fondo in quanto si presentava come una sorta di  “versione europea” alla TLT (che aveva la maggioranza delle sue forze nel continente americano) mentre in realtà era un progetto alternativo alla TLT-FLT. Noi pensavamo invece che, pur con tutte le differenze si dovesse far parte pienamente della TLT-FLT.[3]

 

Nello stesso tempo il GRP si rafforza creando una struttura collaterale studentesca, il “Collettivo Punto Rosso”  che diventa il principale strumento di intervento sociale del gruppo e bacino di reclutamento.

 Questo rafforzamento si combina con l’integrazione del GRP nella Frazione Leninista-Trotskista diretta dal SWP americano, che non solo svolge una opera propedeutica di formazione ed indirizzo del gruppo con frequenti viaggi in Italia dei suoi dirigenti, ma comincia a fare forti pressioni perché il GRP aderisca ai GCR.

Malgrado le resistenze e le perplessità il GRP entrerà a far parte dei GCR nel febbraio del 1975.[4]

La successiva rottura con i GCR alla fine del 1975, porta i GRP a organizzarsi, il 14-15 febbraio del 1976 a Napoli, in LSR (Lega Socialista Rivoluzionaria), in una Conferenza di Fondazione a cui partecipano qualche decina di delegati provenienti da Torino e da Roma oltre che da Napoli.

Durante la Conferenza viene lanciata la parola d’ordine della caduta del governo Moro “per elezioni politiche anticipate che permettano alla volontà popolare di decidere”[5], collegata alla parola d’ordine tattica di un governo operaio “PCI-PSI-Sindacati”.[6]

Già dal marzo di quello stesso anno la LSR si dota di un proprio quindicinale intitolato Avanzata Proletaria (che si attesta rapidamente tra le 1400-1500 copie di vendita).[7]

In vista delle elezioni anticipate del 1976 la LSR incentra la propria attenzione sul PCI:

 

Il gruppo dirigente di questo partito si è costruito attualizzando e concretizzando, rispetto alla realtà nazionale, la strategia stalinista della collaborazione di classe. Ormai esso si presenta come una équipe di governo, capace, anche dal punto di vista tecnico, di governare per la borghesia. La mancanza di una alternativa possibile diversa dal fronte popolare e l’aumentare della fiducia nel PCI da parte di importanti settori borghesi vanno di pari passo e preparano l’ingresso di Berlinguer nel governo.[8]

 

Questa pressione, per la LSR, è da mettere in relazione a una crisi dello Stato borghese che portava allo sgretolamento non solo di una certa forma di coalizione ma “della Prima Repubblica nata dalla Resistenza (...). Il disorientamento emergente tra i circoli della borghesia è legato quindi alla ricerca  di una nuova forma di potere (...)”.

 Le parole d’ordine per l’imminente tornata elettorale si sintetizzano nella battaglia per lo sviluppo delle lotte dal basso, nel voto ai candidati operai del PCI e PSI, e per la formazione, dopo le elezioni, di un governo dei partiti operai.[9]

Subito dopo il voto, in un editoriale pubblicato su Avanzata Proletaria, non si può che riconoscere la tenuta della DC anche se si cavalca l’entusiasmo che ha provocato l’ulteriore crescita elettorale del PCI. Si parla infatti di “vittoria in primo luogo di questa magnifica classe operaia che sta vivendo un profondo processo di politicizzazione”.[10]

Tuttavia anche le critiche mosse al cartello di DP, a cui si imputa una confusione di prospettive e l’erroneità dell’idea del governo delle sinistre come strumento della transizione al socialismo, non possono nascondere la delusione della LSR per la situazione di stallo e di non svolta politica che si è determinata dalle elezioni.

 

La Tendenza Bolscevica (Frazione Bolscevica)

 

 Per comprendere l’atteggiamento della LSR verso l’estrema sinistra, e poi verso il movimento del 1977 è necessario avere presente l’evoluzione del dibattito internazionale nel Segretariato Unificato tra il X e l’XI Congresso Mondiale.

Mentre nello Steering Committee della FLT, tenutosi negli USA nell’agosto del 1975, si era dato il via a una politica di “pacificazione” con la TMI che porterà nel 1977 allo scioglimento della frazione, una parte consistente della stessa FLT (principalmente le sezioni latinoamericane tra cui il PST argentino è l’organizzazione più importante) viste le divergenze profonde che ancora la separano dal resto dell’organizzazione mondiale, decide di formare la TB (Tendenza Bolscevica poi FB, Frazione Bolscevica).

La TB si oppone al corso della TMI (caratterizzato come estremista) proponendo un programma alternativo.

 

Questo programma non può essere altro che  il ripudio dell’avanguardismo, operaismo e consiliarismo della TMI ed il suo nuovo orientamento verso il centrismo, la lotta implacabile per estirpare le forti radici ultrasinistre della Maggioranza e per sradicare i pericoli opportunistici della sua politica e, infine, la battaglia per una linea trotskista centrata verso le grandi masse socialiste e comuniste e le nazionalità oppresse, come unica possibilità di strapparle alle direzioni traditrici e per distruggere così la trappola frontepopulista in cui esse la tengono.[11]

 

L’ultrasinistrismo denunciato dalla TB è il prodotto di un certo tipo di crescita numerica nelle sezioni europee:

 

Disgraziatamente quello che fu un colossale progresso per la nostra Internazionale, il rafforzamento della Ligue, si trasformò in un freno. I circa 2000 compagni che entrarono nelle nostre fila in Francia portarono non solo il loro entusiasmo, abnegazione e capacità, ma anche la loro arretratezza politica, le loro illusioni e la loro metodologia impressionista, tipica degli ambienti universitari. Queste zavorre impregnarono il nostro partito mondiale dell’ultrasinistrismo degli studenti europei che, partendo dalla glorificazione del “Che” Guevara e della rivoluzione cubana, propiziava il metodo del ‘foco’ guerrigliero  rurale per i continenti “esotici”.[12]

 

In Europa tale politica della TMI si traduce per la TB  in un adattamento alla cosiddetta “avanguardia ampia” e a correnti o organizzazioni come Lotta Continua in Italia o il PSU in Francia. Sarebbe invece necessario per la TB collegarsi direttamente al movimento operaio organizzato, entrando in sintonia con la base dei partiti operai burocratizzati. Concretamente, in Spagna e in Portogallo  la TB contesta alla TMI di non agitare, di non far leva su parole d’ordine democratiche.

Queste sarebbero importanti per due ordine di fattori:

 

(...) Uno di essi è l’educazione riformista che la classe operaia ha avuto  durante gli ultimi quaranta anni, a partire dai fronti popolari, e che la ha impregnata di una concezione democratica borghese che è indispensabile tenere bene in conto per mobilitarla in forma immediata (...) L’altro fattore è la tendenza al totalitarismo dell’imperialismo contemporaneo. La resistenza operaia e popolare contro le tendenze bonapartiste, sebbene giusta, rafforza lo sviluppo  della coscienza democratico-borghese nel seno del movimento operaio di massa.[13]

 

Questo limite si combinerebbe, per gli argentini, con un programma generale “operaista”, poco incentrato sulle parole d’ordine politiche, in una sorta di “tardo-massimalismo”.

Tuttavia la rottura dei morenisti con il resto della FLT è dovuta a motivi per certi versi opposti: secondo la TB il SWP era capitolato, durante la crisi portoghese, al PS finendo per accettare una visione della rivoluzione “per tappe” (prima consolidamento della giovane democrazia poi rivoluzione socialista).

 

Per i compagni nordamericani, la rivoluzione operaia nei paesi imperialisti è la conseguenza di un processo di allargamento sistematico dei diritti democratici, che si va sviluppando fino a condurre il proletariato a compiere il salto qualitativo che gli permette di prendere il potere e trasformare la democrazia borghese in democrazia operaia. Quindi l’SWP cade nell’interpretazione universitaria e studentesca della rivoluzione operaia, concependola come una polemica tra professori che lottano su schemi politici[14].

 

Negli anni a venire la TB/FB opererà delle scissioni in praticamente tutti i paesi in cui è presente. Nella pubblicistica della Frazione, la polemica con il S.U. si fa pesante, si fanno bilanci politici calcolando quanti siano i militanti della TMI (che ora viene definito “un blocco senza principi”) e quanti quelli della TB (FB) cercando di dimostrare che al declino dell’una faccia riscontro l’ascesa dell’altra. Il tono è trionfalistico, il continuo confronto tra sezioni della‘S.U. e della FB martellante, la precisione dei dati snocciolati astiosa :

 

Nell’agosto del 1976 quando fu fondata la TB, essa aveva 3.944 militanti (...) all’inizio del 1979 (...) siamo giunti ad avere 7.815 militanti e il rapporto tra argentini e non argentini è approssimativamente di 1,5 a 1.

La Frazione Bolscevica distribuisce su scala mondiale 70.000 copie mensili di stampa trotskista; ha un centro con più di 10 professionisti, una sede più grande di quella del SU dove concentra la sua attività e un introito di 10.000 dollari mensili.(...) Le cifre che ora mostreremo potrebbero significare molto o poco. Poco se fossero militanti tipo S.U. o SWP, ma i nostri sono  militanti a tempo pieno che agiscono tutti di comune accordo (...) Molto più importante del lavoro dei trotskisti francesi nella resistenza  del 1940/44, paragonabile solo al lavoro clandestino del trotskismo nella Russia stalinista: è questo il lavoro del PST argentino (...) Nonostante la persecuzione (...) ha più di 5.000 militanti e 18.000 membri tra militanti e simpatizzanti (...) è stato capace di realizzare una campagna finanziaria di più di 300.000 dollari (...).[15]

 

Dalla conta non sfugge neppure l’Italia. “La LSR italiana” si afferma “ha superato la crisi cronica del trotskismo italiano, sviluppando una organizzazione che, nonostante la sua gioventù è molto più forte e dinamica  della sezione ufficiale”.[16]

La degenerazione dell’Internazionale, di cui la nuova concezione di dittatura di classe espressa da Mandel nel documento sulla “democrazia socialista” sarebbe il prodotto della sua mancata proletarizzazione, da una crescita numerica avvenuta solo tra strati piccolo-borghesi e studenteschi.

 

Questa proletarizzazione deve cominciare dalla direzione, per cui  proponiamo: che si tolgano dalla direzione gli accademici e i leaders studenteschi che conoscono il movimento operaio solo dalle fotografie! Che la nuova direzione sia  formata dai migliori dirigenti trotskisti provati negli scioperi operai e nelle mobilitazioni delle masse![17]

 

Proprio in relazione alla volontà del gruppo dirigente della futura LSR di dare vita a una organizzazione trotskista in Italia diversa per tradizione e riferimenti dal S.U., avviene l’incontro con la TB di N. Moreno, la tendenza del S.U. più disponibile a sperimentare tentativi di organizzazioni autonome e con le maggiori afflati frazionistici.

 

La LSR nel biennio 1977-78

 

Alla fine del 1976 la LSR ha raggiunto il centinaio di militanti grazie anche alla confluenza di parte del gruppo Falce e Martello di Milano.[18] Comunque l’organizzazione continua ad avere un peso significativo solo a Napoli e in particolare nella gioventù scolarizzata:

 

Il collettivo “Punto Rosso” si estende in certo momento in oltre venti scuole, raccoglie tra i 500-600 attivisti e rappresenta un settore di gioventù soprattutto di estrazione proletaria con tensioni rivoluzionarie. (...) Noi rappresentavamo una tendenza che teneva testa alla FGCI a Napoli in quegli anni, e che forse era addirittura più forte (...) Significativa sarà una considerazione di Pierre Lambert (...) il quale sosterrà che il motivo per cui il terrorismo a Napoli non riuscirà a svilupparsi con lo stesso ritmo rispetto ad altri centri italiani metropolitani era dovuto al fatto che la nostra presenza fosse stata così seria, così profonda.[19]

 

L’intervento nella situazione partenopea sarà il laboratorio per il gruppo dirigente della LSR per sperimentare e affinare modelli organizzativi, di intervento e reclutamento che si rifacevano al leninismo nella versione trotskista con maggiori tentativi di imitazione: il modello di James Cannon.[20]

Nel febbraio del 1977, quando esplode il movimento universitario, la LSR prende una posizione intermedia tra l’estremismo degli autonomi e il movimento operaio tradizionale, il PCI prima di tutti.

 Nel materiale pubblicistico della LSR è evidente l’estraneità e la contrapposizione al movimento, sia per la direzione politica assunta de facto da Autonomia e sia per la dimensione “nichilista/anticomunista” che in alcuni casi affiora. Il giornale, Avanzata Proletaria, nel suo taglio o nella sua veste grafica, non fa nessuna concessione alle suggestioni del movimento. Quando Lama è costretto a interrompere il comizio all’‘Università di Roma la LSR parla di

 

Un movimento socialmente eterogeneo, nemmeno solamente studentesco, che trova origine nei guasti profondi dello “sviluppo” capitalistico , e che nasce in una situazione politica dove le grandi forze operaie riformiste trascinano la debole carretta governativa democristiana. Ecco perché il movimento si oppone giustamente ad Andreotti, ma ecco anche perché al suo interno si manifestano pericolose dinamiche di contrapposizione al PCI e ai sindacati (...)[21] (nostra sottolineatura).

 

Ma la contrapposizione e la diffidenza della LSR non è solo nei confronti dei soggetti sociali del movimento, spesso piccolo-borghesi sradicati e giovani proletari, ma verso la direzione del movimento che in larga parte proviene dall’esperienza della estrema sinistra degli anni precedenti. Mentre l’ala ex-operaista esaspera ogni situazione “di piazza”, il suo militarismo, un’altra grossa fetta, riconducibile per comodità a Lotta Continua, getta nel movimento la sua frustrazione, il suo velleitarismo, l’esaltazione dell’intimismo, del tribalismo, della goliardia. In una simile situazione, una organizzazione come la LSR, composta da militanti giovani e giovanissimi, che si riallaccia al patrimonio leninista, che non deve scontare il peso delle sconfitte precedenti, non può che, quasi inevitabilmente, rigettare le istanze più prepolitiche che provengono dal movimento. E pesa, naturalmente, l’impostazione politica della TB che si preoccupa di legarsi “al movimento di massa”, al suo livello di coscienza sindacale.

Inoltre la spinta malintesamente antiburocratica del movimento porta, per la LSR, verso un assemblearismo ancora più fazioso e plebiscitario di quello del ’68. Dario Renzi ricorda che:

 

Significativamente la parola d’ordine (...) dei nostri compagni era “Né P38 né riformismo, lotta di classe per il socialismo” che è una sintesi efficace di quale fosse la nostra linea politica. (...) Noi rifiutavamo il rovesciamento, il metodo burocratico (diverso nelle forme ma identico nella sostanza) usato nelle assemblee dove migliaia di militanti del PCI e del PdUP venivano espulsi. E ciò era legato a una questione di principio: contro la violenza nel movimento operaio.[22]

 

Per tutti i primi mesi del 1977 la LSR continua a insistere sull’allargamento delle lotte contro il governo mettendo in contrapposizione la linea governativa del PCI e del PSI e una presunta volontà di lotta del Sindacato (in particolare la FLM). L’assassinio di Lorusso, che rappresenta una svolta nel movimento, viene ignorato, mentre il giudizio sulla Autonomia e su Lotta Continua assieme con la difesa martellante del sindacato ricorda, per certi versi, la propaganda del MLS. Per la LSR il Ministro degli interni Cossiga sta portando avanti una linea repressiva con la mediazione del PCI e del PSI

 

Ma Cossiga ha altri alleati (...) Si tratta dei guerriglieri dell’Autonomia appoggiati dagli estremisti di Lotta Continua, che continuando a giocare la loro guerra privata contro la polizia forniscono pretesti alla repressione. Di più questi finti rivoluzionari sono giunti ad alcuni attacchi fisici contro il movimento operaio, con l’obiettivo dichiarato di dividerlo. E’ ora che con l’azione diretta dei lavoratori, dei giovani e delle donne si opponga alla repressione governativa , fermi la violenza antifemminile blocchi il terrorismo fascista, isoli le provocazioni estremiste![23]

 

All’Unità nazionale la LSR contrappone una “unità proletaria” di cui lo strumento per farla avanzare sarebbe il sindacato, come rappresentante di tutti i lavoratori (“Noi non proponiamo un’unità settaria che isoli i lavoratori democristiani, e coloro che non si identificano nel PCI e nel PSI”).[24]

Dal 25 al 27 giugno del 1977 si tiene il I Congresso della LSR.

Lo slogan del Congresso è “Costruire il partito socialista e rivoluzionario nelle lotte di tutti gli oppressi”. I temi del dibattito ruotano intorno alla proposta adesione al Segretariato Unificato della Quarta Internazionale, alla analisi della situazione del movimento operaio e degli studenti medi, all’organizzazione interna.

In tutta una prima fase il dibattito della LSR sconta mancanza di tradizione e l’inesperienza dei suoi militanti. L’analisi della situazione italiana gronda di ottimismo e di aspettative rivoluzionarie:

 

Che fase stiamo vivendo? (...) In questi dieci anni vi è un primo dato indiscutibile: l’ascesa del movimento di massa. (...) Noi sosteniamo che malgrado le forze controrivoluzionarie - riformiste ed estremiste controllino l’insieme delle masse delle masse attive, nei vari settori si è manifestata una richiesta di potere. Oltre alla manifestazione principale: la creazione dei C.d.F., lo dimostrano le elezioni ed il modo in cui le ha sentite la classe lavoratrice.[25]

 

A ciò viene contrapposta una situazione della borghesia difficile e contraddittoria mentre ogni analisi del ciclo economico è assente. Per la LSR la situazione si presenta come prerivoluzionaria.

 

Il riformismo mostrerà in fondo la sua politica traditrice, sorgeranno gruppi guerriglieri che vanamente cercheranno di sostituirsi alle masse, altre e peggiori misure repressive seguiranno a quelle di Cossiga, bande armate fasciste attaccheranno il movimento operaio.[26]

 

Viene ripresa anche l’analisi sulla integrazione nello stato dei sindacati nella fase della decadenza imperialistica mentre un giudizio relativamente diverso viene dato sulla FLM:

 

 i massimi dirigenti metalmeccanici (...) sono costretti a prendere posizioni più radicali. Ciò è dovuto al fatto che gli operai del metallo sono uno dei settori più combattivi e con maggiore esperienza: pronti , in alcuni casi a far fuoco sul quartier generale (...).[27]

 

La disamina dello stato della estrema sinistra è meno accurata. Viene suddivisa in due grandi campi: quella centrista[28] e quella estremista. Quest’ultima viene ulteriormente in tre gruppi fondamentali: LC su cui dà un giudizio sbrigativo, i gruppi dell’Autonomia che sono “fuori dal movimento operaio” e che fanno della guerriglia urbana e del divisionismo del movimento anticapitalista i loro cavalli di Troia  e Lotta Comunista, “caricatura del leninismo”, di cui si segnala però che “(...) è possibile sia il partito a sinistra del PCI più forte nelle fabbriche, soprattutto in quelle piccole (...)”.[29]

In relazione alla costruzione del “partito socialista e rivoluzionario”, oltre ai riferimenti di prammatica al metodo dell’IC, si guarda ostentatamente a quel movimento operaio comunista e sindacalizzato così caro anche alla TB. Le parole d’ordine propagandistiche che chiudono il testo e dovrebbero servire alla costruzione del partito parlano di “Piano operaio contro la crisi!”, “Lavoro e scuola per tutti!”, “Per le libertà democratiche, contro la dittatura democratico-borghese!” e “Contro il fronte popolare e i tentativi reazionari, per il governo operaio e popolare!”

A partire dal settembre del 1977 Avanzata Proletaria sospende le pubblicazioni per far posto al settimanale giovanile Punto Rosso, che in precedenza era uscito come supplemento studentesco ad AP. Il giornale riapparirà brevemente durante le fasi convulse del rapimento Moro per poi uscire in una vera e propria nuova veste nell’ottobre 1978.

Il 1978 è anche l’anno dell’offensiva più forte delle BR mentre il movimento giovanile declina rapidamente.

Durante il sequestro Moro la LSR lancia la parola d’ordine “Berlinguer alla Presidenza del Consiglio per formare un governo PCI-PSI-Sindacati”. Nell’editoriale si traccia un bilancio dei mesi precedenti e soprattutto della situazione venutasi a creare nel marzo.

 

All’inizio e alla fine del caso Moro il proletariato ha mostrato quale e quanta sia la sua potenza. Si è mobilitato massicciamente, non certo in difesa della DC, ma perché percepiva il pericolo di un’offensiva di destra che non c’è stata anche per la sua pronta risposta. Ha ribadito che nei momenti chiave  della vita del paese la sua presenza è decisiva.[30]

 

La LSR, che ha partecipato alle mobilitazioni sindacali contro il terrorismo, in cui per la prima volta si mischiavano le bandiere bianche dello scudo crociato e quelle rosse con falce e martello, non ha dubbi sulla parte della barricata da tenere. Per la LSR

 

I problemi posti sul tappeto sono chiari: Per quanto bastarde e dubbie siano le sue origini è evidente che oggi è una preoccupazione giusta ed importante battere il terrorismo golpista e reazionario. Sconfiggere le BR in ragione del movimento di massa e dei suoi interessi. Però è ancora più necessario impedire le misure repressive che con il pretesto del terrorismo, verrebbero regolarmente usate contro gli operai, i giovani e le donne.[31]

 

 Per la LSR gli “estremisti” non hanno capito che “la classe operaia è scesa in piazza per difendere proprie conquiste”, i lavoratori

 

(...) hanno voluto difendere ciò che avevano ottenuto, armi alla mano, con la resistenza, ciò che avevano difeso anche con il sacrificio della vita agli inizi degli anni ’60 contro gli attacchi di Tambroni (...).[32]

 

Il governo PCI-PSI-Sindacati sarebbe la tappa intermedia verso un “governo operaio”. Con i sindacati nel governo per la LSR

 

 tutti i settori del popolo lavoratore - compreso quelli cristiani - verrebbero rappresentati nella coalizione (...) un governo operaio e popolare quale quello che noi proponiamo pur non essendo un autentico governo operaio rappresenterebbe obbiettivamente una rottura con trenta anni di governi democristiani.[33]

 

La LSR con il procedere nel tardo ’78 della cosiddetta “politica dei sacrifici” (Piano Pandolfi e svolta dell’EUR) delinea maggiormente le direttrici della sua parola d’ordine sul “Piano Operaio”.

La LSR premette che la battaglia per il piano operaio è inscindibile da quella per il sindacato unico democratico e dalla tematica del controllo operaio.

Gli assi del piano operaio sono:

a)     la difesa dei lavoratori occupati anche attraverso le nazionalizzazioni e le la scala mobile degli orari. Inoltre per l’emergenza del sud “bisogna imporre un gigantesco piano di opere pubbliche socialmente utili”.[34]

b)     Il secondo asse è quello del salario, con la difesa della scala mobile e la battaglia per aumenti salariali.

c)     La politica salariale aggressiva viene collegata alla richiesta della apertura e la verifica dei libri contabili  delle società  da parte dei lavoratori

d)     Un altro aspetto del piano è quello della battaglia per migliori condizioni di vita delle masse mettendo in risalto la lotta contro i ritmi e le nocività in fabbrica ma anche il diritto alla casa (affitti al 10% del salario) all’istruzione, ecc.

e)     Infine non manca un punto sulla condizione delle donne per cui si chiede la completa parità salariale, la più ampia libertà d’aborto, ecc.

Nello stesso periodo, a Roma, dove intanto si era trasferita su impulso della TB la direzione dell’organizzazione, la LSR sperimenta un intervento sindacale e politico tra i lavoratori ospedalieri, settore notoriamente radicalizzato, e dove gli Autonomi dei Volsci hanno conosciuto una certa fortuna. La sede napoletana, svuotata di molti dei quadri più capaci, non tornerà più agli antichi fasti, scalzata dallo sviluppo della sede romana.

La seconda parte del 1978, favorisce un momentaneo riavvicinamento tra LSR e GCR.

Tra le organizzazioni che hanno scisso dai GCR nel 1975-1976, la LSR è sicuramente quella più dinamica e che ha conosciuto un certo sviluppo su scala nazionale. Del resto anche i GCR, dopo la crisi devastante del 1975-1976, che è proseguita per tutto il 1977, sembrano in ripresa.

La LSR interviene già alla XX Conferenza dei GCR nel luglio del 1978 parlando apertamente di possibile unificazione. Si sottolinea la comune adesione alla Quarta Internazionale e al suo programma, le possibilità che si sono aperte per la costruzione di un partito rivoluzionario in Italia dopo la crisi devastante che ha attraversato l’estrema sinistra. In un documento successivo del settembre dello stesso anno si individua nella primavera del 1979 “una data realistica” per l’unificazione.[35]

Tuttavia, anche se in qualche realtà come il Portogallo e il Messico le sezioni della TMI e della TB si unificano, la tendenza consolidata tra le due organizzazioni internazionali è verso una rottura ancora più profonda, definitiva. Anche a livello nazionale non si possono, con il senno di poi, non notare le differenze politiche e metodologiche tra le due organizzazioni. I GCR iniziano in quegli anni un processo di riorientamento verso la sinistra storica che li porterà ad accostarsi sempre di più a DP, mentre la LSR, malgrado i suoi zig-zag, è sempre più concentrata sulla possibilità di una crescita “autocentrata” basata sul metodo della costruzione  pianificata del partito e sulla sua capacità di dare direzione alle lotte.

Comunque nell’ottobre del 1978 la LSR e i GCR pubblicano un “Bollettino Unitario” in cui è contenuto un lungo documento congiunto sulla fase politica italiana. Ma quasi subito i rapporti di collaborazione e di dibattito tra le due organizzazioni iniziano a stagnare, le differenze di costume e politiche vengono a galla. Un dirigente della LSR, intervenendo a un Comitato Nazionale dell’organizzazione, per esempio sostiene:

 

presentano [i dirigenti della LCR] l’unificazione come unificazione del Nord contro il Sud, del lavoro operaio contro lo studentesco, dei trentenni contro l’entusiasmo giovanile, della tipografia contro il ciclostile del settimanale e rivista teorica contro un quindicinale!

Ancora come e dove si svolge il loro lavoro?

Non più Pot. Op., LC, AO ma tra i “trotskisti”: la LSR, gli ex GCR, i lettori di Trotsky, o chi lo nomina per caso (Praxis): Ricostruiscono i GCR a Genova come estrema sinistra, a Milano recuperano qualcosa dalla palude pseudo-trotskista, ecc. (...) L’elemento che li salva dal trasformarsi in una setta è l’Internazionale”[36].

 

La LSR davanti alla rivoluzione nicaraguense e all’ascesa di Solidarność (1979-1980)

 

Il biennio 1979-80 è fondamentale per la LSR. Accantonata e, dopo gli avvenimenti in Nicaragua, tramontata la possibilità di una unificazione con la LCR, la LSR impegna tutte le sue forze per la sua autoaffermazione all’interno dell’estrema sinistra.

Un avvenimento importante a livello internazionale come la caduta dello Scià in Iran le permette di sviluppare una ampia campagna in sostegno ai militanti trotskisti in Iran. Varie conferenze dal titolo “”Russia 1917 - Iran 1979: La rivoluzione proletaria è in marcia” vengono tenute nelle varie città dove la LSR è presente. Per la LSR la rivoluzione iraniana “al contrario che in Cina e a Cuba, riassume il corso tradizionale, classico, che molto l’avvicina alla rivoluzione russa: si  evidenzia la caratteristica di rivoluzione urbana (...)”.

Pur riconoscendo che la concentrazione e la coscienza della classe operaia iraniana sia ancora debole rispetto  a quella russa del 1917, l’analogia della situazione del febbraio 1979 in Iran con il febbraio 1917 in Russia è per la LSR sorprendente.

 

È una dinamica già in atto, è un fatto oggettivo  ma la trascrescenza socialista della rivoluzione dipende fino in fondo dallo sviluppo dell’indipendenza della classe operaia dalla direzione nazionalista piccolo- borghese e dall’emergere di un forte partito rivoluzionario (...) un problema che i trotskisti iraniani si propongono di risolvere”.[37]

 

Sul fronte nazionale con la caduta del governo, per l’uscita dalla maggioranza del PCI, si profilano le elezioni anticipate. la LSR, pur segnalando un cambio di fase (da una fase “pre-rivoluzionaria” a una “non rivoluzionaria”), rimane convinta che “le  contraddizioni rimangano esplosive”.

 

(...) il passaggio ad una fase non rivoluzionaria è legato fondamentalmente ad elementi di carattere non  sovrastrutturale che incidono solo parzialmente sulle condizioni socio-economiche  di fondo del nostro paese che sono mutate molto relativamente, e che comunque rimangono esplosive. La classe operaia mantiene intatte tutte quante le sue forze e conferma una straordinaria disponibilità alla mobilitazione. E soprattutto la crisi economica non accenna trovare una via d’uscita definitiva (...).[38]

 

La “campagna elettorale” della LSR non si differenzia sostanzialmente da quella del ’76. Alla indicazione di voto per i candidati del PCI e del PSI si aggiungono gli slogan contro “la restaurazione della DC”, contro “il terrorismo che aiuta l’offensiva padronale e DC”,  contro “l’austerità”.

All’indomani del 3 giugno la LSR afferma che la DC non ha trionfato, il MSI ha tenuto, mentre “i protagonisti principali degli spostamenti elettorali sono i ceti medi”. Questi ultimi abbandonano il voto al PCI perché delusi dalla sua inettitudine, per guardare in primo luogo al Partito Radicale. Il cattivo risultato del PCI “suona come un primo avvertimento alla direzione. Se è stato un ridimensionamento e non crollo ciò è dovuto (...) alle sue radici nella classe (...)”.[39]

A sinistra del PCI il risultato del PdUP, per i socialisti rivoluzionari, è il frutto del suo metodico dialogo con le masse comuniste, mentre la sconfitta di NSU sarebbe “una ulteriore sanzione della parabola discendente dell’estremismo (...). Senza politica, senza prospettiva (...) migliaia e migliaia di compagni vagano senza una meta(...)”.[40]

 

La caduta di Somoza in Nicaragua e l’avvento al potere dei sandinisti è un avvenimento che fa epoca nella sinistra internazionale. Durante gli anni ’80 molti giovani radicalizzati in Europa e in tutto il mondo si avvicineranno alla politica, proprio guardando con speranza al piccolo paese centroamericano.

Il gruppo dirigente sandinista, per tradizioni e cultura politica, potrebbe sembrare non tanto differente da quello che trent’anni prima si raccolse attorno a Castro, ma in realtà il sandinismo è il prodotto e la sintesi politica di una situazione che è assai differente da quella della fine degli anni ’50: è più distante da quel Cremlino, che da segni di disimpegno in quell’area geopolitica, ha un atteggiamento tiepido verso la guerriglia salvadoregna, non disdegna di avere relazioni diplomatiche amichevoli con la Francia di Mitterand e la Spagna di Gonzales, parla di economia mista e di rapporti di buon vicinato con “lo Zio Sam”.

Avanzata Proletaria,  già nel numero dopo le ferie estive, non manca di salutare il successo del FSLN e di segnalarne, però, anche l’atteggiamento ambiguo sia in politica estera che economica.

 

(...) Questo corso del FSLN è irreversibile? L’asservimento agli interessi capitalisti è l’unica via che può intraprendere? No non stiamo dicendo questo. Stiamo dicendo che il FSLN tra la pressione del movimento e quella della borghesia sta subendo la seconda il che non vuol dire che con l’intensificarsi della mobilitazione il fronte non sia costretto a una nuova svolta, stavolta a sinistra. Piuttosto, ciò che gli avvenimenti di quest’ultimo mese testimoniano è la sua natura: quella di un movimento piccolo - borghese nazionalista che si è contrapposto valorosamente al somozismo , ma che dopo averlo abbattuto, si è rimesso nelle mani della borghesia, incapace di distaccarsene e di avere un proprio programma classista di presa del potere a favore dei lavoratori (...).[41]

 

La FB di Moreno in Nicaragua ha giocato una carta importante, reclutando in tutta l’America Latina una Brigata combattente e organizzando la spedizione attraverso la Colombia. Il ruolo militare della “Simon Bolivar”, così si è denominato il gruppo di trotskisti che combatte sotto le insegne del FSLN, è marginale. Ma non il ruolo suo politico post-insurrezionale. Time Magazine nel numero del 3 settembre del 1979 fornisce un’ampia copertura alle iniziative della “Simon Bolivar” e alle reazioni governative:

 

Sorprendentemente, la prima seria minaccia [per il governo Sandinista] viene dall’estrema sinistra. Scontenti per i piani del governo in direzione di una economia mista di imprese private e pubbliche, 60 trotskisti latino-americani che si autodefiniscono Brigata Simon Bolivar, hanno organizzato una manifestazione di 3000 operai dell’industria di Managua per chiedere una compensazione per il salario perduto durante la rivoluzione. Il governo rivoluzionario ha reagito ordinando alle sue forze armate di mettere i trotskisti su un aereo per Panama.[42]

 

Le ripercussioni sono immediate. Moreno e la FB scindono il S.U. non partecipando al XI Congresso Mondiale, denunciando come amorale  il velato sostegno del Segretariato alle espulsioni dei suoi militanti dal Nicaragua. Subito dopo la FB proclama la nascita del Comitato Paritetico della Quarta Internazionale assieme al CORQUI[43] (Comitato Organizzativo per la Ricostruzione della Quarta Internazionale) di Pierre Lambert il 13 novembre in una manifestazione che ha luogo nella leggendaria sala della Mutualitè di Parigi.

La LSR è in prima linea nel denunciare l’espulsione dei militanti della FB (che nei mesi successivi denuncia anche torture che sarebbero state commesse dal governo contro i propri militanti) e aderendo formalmente al Comitato Paritetico scarta definitivamente l’idea della unificazione con la LCR, che si è allineata alle posizioni del S.U.. Quest’ultimo, infatti, respinge l’accusa di aver applaudito alle espulsioni e afferma anzi di averle pubblicamente deprecate. Ma allo stesso tempo respinge l’idea che si debba costruire un partito trotskista indipendente in Nicaragua. Per il S.U., la direzione rivoluzionaria nicaraguense già esiste ed  è rappresentata dal “Fronte”: il tentativo dei morenisti è quindi ispirato a ragioni frazionistiche nel tentativo di delegittimare la direzione europea della Quarta Internazionale.   

Definitivamente tramontata la possibilità dell’unificazione con i GCR, la LSR nei mesi a cavallo del decennio si dedica, oltre all’iniziativa sul Nicaragua, anche al sostegno alla lotta dei 61 operai licenziati dalla FIAT in quanto accusati di terrorismo, e alla preparazione del suo II Congresso che si svolge tra il 7 e il 10 febbraio del 1980.

L’attività dell’organizzazione si sta estendendo in altri centri come Genova e Firenze, ma solo con la campagna sulla Polonia nell’autunno dello stesso anno raggiunge una vera, seppur esile, dimensione nazionale. La composizione della organizzazione, secondo i dati forniti da Avanzata Proletaria, è la seguente: il 40% proviene dal mondo del lavoro dipendente, il 30% sono disoccupati e l’altro 30% studenti.

Il Congresso è impegnato proprio a rendere stabile questo rafforzamento geografico e a sfruttare in termini di reclutamento la rotta della estrema sinistra, che si è evidenziata nel disastroso risultato di NSU nelle elezioni. La relazione di Renzi riprende la tesi di Asor Rosa sulla frattura tra le “due società” emersa nel ’77:

 

(...) Incipiente divaricazione tra grandi settori (...) che si identificano  nelle burocrazie sindacali e politiche per la loro esperienza di lotta e perché facendo tutto questo difendono tuttavia i loro interessi (...) e settori invece che pur subendo l’oppressione lo sfruttamento capitalista non si identificano con questa burocrazia (...).[44]

 

La chiave di volta per la ripresa complessiva del movimento di classe in Italia sarebbe quindi l’unificazione di questi settori nella resistenza alle politiche di austerità. Questa ritrovata unità sarà il trampolino di lancio che

 

servirà per liquidare la vecchia Repubblica quella degli sfruttatori, basata sullo sfruttamento, per instaurare la Repubblica dei Lavoratori. Spiegheremo cosa è per noi la Repubblica dei Lavoratori: la volgarizzazione in termini italiani, comprensibili al proletariato che ha una storia e una coscienza riformista, della Dittatura del Proletariato(...).[45]

 

L’obiettivo più immediato resta comunque quello di fare della LSR una formazione trotskista “non esotica” non radicata solo tra gli studenti, ma anche nel movimento operaio.

 

(...) Dovremo per questo “stare nella corrente” profondamente, negli scioperi sindacali (anche quelli brutti) a fianco dell’operaio comunista anche nel momento di demoralizzazione, e nello stesso tempo stare con le lotte dei disoccupati a anche quelle più arrabbiate e radicali. Stare nella corrente e nello stesso tempo andare controcorrente (...)”.[46]

 

Nello stesso Congresso la LSR decide di presentare dei candidati alle elezioni amministrative della primavera in alcune città.

Naturalmente non ci sono né intenti né speranze di eleggere consiglieri, ma di fare conoscere il partito a uno spettro più ampio di popolazione.

La LSR presenta come candidati vecchi militanti del PCI, sindacalisti ospedalieri, alcuni operai, studenti universitari, perfino una casalinga. Il programma ricalca il cliché propagandistico di questa organizzazione. Ci si schiera “in difesa delle esigenze dei lavoratori, dei giovani, delle donne, dei disoccupati”, contro “l’austerità  e per la Repubblica dei lavoratori”.

I risultati numerici sono modesti. A Torino, Roma, Napoli e Milano, dove la LSR ha presentato proprie liste, raccoglie in tutto seimila voti.[47]

La direzione della LSR si dice comunque soddisfatta del risultato, anche se lamenta il black-out della informazione e qualche strafalcione del cronista de L’Unità che li ha scambiati per il gruppo maoista di Stella Rossa.

La LSR rimane quindi un gruppo con una influenza molto ristretta, sostanzialmente sconosciuto alle grandi masse, con un minuscolo apparato e che deve fare costantemente appello al prestigio delle organizzazioni trotskiste nel resto del mondo.

La tarda estate del 1980 vede il riemergere della classe operaia. In agosto, improvvisamente, si occupano i cantieri di Danzica e alla fine del mese gli operai FIAT di Torino trovano ad aspettarli a casa le lettere della Cassa integrazione che preannuncia il licenziamento.

In Polonia gli operai hanno innalzato la statua della Madonna Nera, mentre qualche mese dopo gli operai FIAT appenderanno ai cancelli di Mirafiori un ritratto di Marx. Malgrado ciò la LSR sembra vedere un legame, non meramente simbolico, in queste due lotte. Nei cortei gli spezzoni della LSR lanciano lo slogan quali “Solidarność ce lo ha insegnato/fuori i burocrati dal sindacato!”, Ma non solo. A distanza di anni, in quel passaggio, in quella estate polacca, la LSR vedeva il segno premonitore di quello che sarebbe avvenuto alla fine del decennio, che avrebbe gettato le basi per la sua ulteriore evoluzione.

 

 (...) Abbiamo riscoperto concretamente nel fuoco degli avvenimenti il nostro luxemburghismo (...) a partire dalle vicende della rivoluzione polacca e anche dalla comprensione amara, dolorosa del fatto che il movimento rivoluzionario d’avanguardia in Occidente non aveva inteso il grande messaggio (...) non aveva inteso l’altezza, l’espressione soprattutto di organizzazione che la rivoluzione polacca aveva dato con Solidarność, all’interno del quale, intorno alla classe lavoratrice, si era organizzata praticamente tutta la società civile polacca contro la burocrazia (...) La rivoluzione polacca è stata sicuramente inferiore a quella spagnola del ‘36/’37 come spinta alla collettivizzazione e alla trasformazione quotidiana, ma dal punto di vista dell’organizzazione di massa, Solidarność era una organizzazione fortemente intesa come contropotere alla burocrazia, è stata veramente il livello più alto. (...).[48]

 

Il gruppo dirigente della LSR, malgrado la sconfitta disastrosa degli operai della FIAT che arriverà di lì a poco, non è pessimista e guarda avanti:

 

Nonostante la stanchezza, i lavoratori hanno espresso la volontà di non far passare la politica di Agnelli, e non farla passare ha significato contestare direttamente le direzioni sindacali e in particolare quella comunista.[49]

 

Intanto la LSR nell’ottobre sempre del 1980 aveva tenuto la sua III Conferenza Nazionale Organizzativa che, partendo proprio dall’esigenza di comprendere le lezioni più brucianti della attualità politica come il caso FIAT e della politica di tradimento del PCI che si porrebbe alla testa dei movimenti “solo per farli esaurire il più presto possibile”, rilanciava la necessità di un nuovo partito di classe per il proletariato italiano. In questa ottica la LSR intendeva proporsi come quel partito che “sostiene le lotte incondizionatamente”. In tale prospettiva venivano lanciati ambiziosi progetti di reclutamento come

 

(...) l’obbiettivo dei 1000 organizzati con la LSR nel prossimo anno politico. Dopo l’esperienza elettorale, l’esperienza all’interno del caso FIAT, ci proponiamo di rendere più consistente il nostro impiantamento nel movimento di massa, di slargare la nostra area di influenza e di iniziare a organizzarla (...).[50]

 

La Conferenza vedeva inoltre, nell’ambito dello sviluppo del Comitato Paritetico, anche l’ingresso a pieno titolo del gruppo dei lambertisti italiani nella LSR.

 

 

 

 

   

 

     


 

[1]Rivoluzione Permanente maggio-giugno 1974 “Si rafforzano i nostri rapporti con la Quarta Internazionale”.

[2] Inizialmente bollettino del Collettivo Punto Rosso.

[3] Intervista dell’autore a Dario Renzi” giugno 1996.  

[4] A proposito di queste vicende vedi capitolo 4 di questo volume.

[5] LSR “Bollettino Interno n. 1” 17 marzo 1976.

[6] Su questo punto ci sarà il dissenso di due delegati del GRP di Torino, che porterà al ritiro del gruppo dalla LSR, schierati  per un governo operaio PCI-PSI senza i sindacati “per non lederne l’autonomia”. Vedi Bollettino Interno n 1 cit.

[7] LSR “Bollettino interno n. 1” (10 aprile 1977) “Introduzione al I Congresso della LSR”.

[8] LSR “Bollettino interno n. 5” (maggio 1976).

[9] “Noi siamo assolutamente convinti (...) che il PCI e PSI non formeranno un governo che faccia gli interessi delle masse, ma al contrario sempre si alleeranno con la borghesia (...) Però chiediamo un governo operaio e popolare perché rispettiamo la volontà degli operai comunisti e socialisti (...)LSR “Bollettino interno…” cit.

[10]Avanzata proletaria n. 15 luglio 1976 “Due classi, due partiti”.

[11] LSR “Bollettino interno n. 1” (10-4-1977) “Dichiarazione della Tendenza Bolscevica” (novembre 1976).

[12] LSR ibidem pag. 5

[13] LSR, ibidem.

[14] LSR “Bollettino interno n. 1” ibidem pag. 17-18. Si veda in questa citazione il tentativo di mettere in contrapposizione il vecchio gruppo dirigente del SWP con il nuovo accusato di essere dottrinale. In realtà altre testimonianze hanno dato una immagine perbenismi e WASP del SWP (US) molto marcata e radicata nel tempo.

[15] “Dichiarazione e piattaforma della Frazione Bolscevica”  (Roma, 1979) pag. 14

[16] ibidem pag. 14.

[17] ibidem  pag.15.

[18] Vedi la lettera aperta “Ai compagni di Falce e Martello” (28 settembre 1976) e Intervista dell’autore a Dario Renzi” cit.

[19] Intervista dell’autore a  Dario Renzi” cit.

[20]James Cannon (1890-1974) fu il principale dirigente del Socialist Workers’ Party e del trotskismo americano dalla fine degli anni ’20 fino al suo decesso avvenuto nel 1974. Valentissimo propagandista ed agitatore di distinse per la capacità di mettere a fuoco gli aspetti più importanti del lavoro organizzativo. A tale proposito si veda J.P. Cannon “The History of American Trotskyism” (New York, 1944). Per una descrizione della vita nel SWP nel dopoguerra si veda T. Wohlforth “The prophet’s children” (Atlantic Highlands, 1994).

[21]Avanzata Proletaria  anno 2 n. 15 “Avvertimenti di febbraio”.

[22] Intervista dell’autore a Dario Renzi cit.

[23]Avanzata proletaria n. 19 2 maggio 1977 “Editoriale”.

[24] Ibidem.

[25] “Bozze di tesi politiche per il primo Congresso della LSR” (1977) pag. 20-21 (Archivio Nazionale di SR).

[26] ibidem pag.22.

[27] ibidem pag. 25.

[28] “Il PdUP  è una formazione centrista classica (...) la rincorsa esasperata dietro il PCI può permettergli di raccoglierne le briciole (...) DP è la speranza di tutti i cani sciolti, la sua ambizione è quella di costruire il partito dell’estrema sinistra unita. Che ci riesca o meno, e sembra difficile, non avrà molte prospettive (...) “Bozze di tesi politiche...” ibidem pag. 39.

[29] ibidem pag. 40-41.

[30] Avanzata Proletaria n. 2 seconda serie (25 maggio 1978) “Berlinguer alla Presidenza del Consiglio per formare un governo PCI-PSI-Sindacati.

[31] Ibidem.

[32] Avanzata Proletaria n. 2 nuova serie (25 maggio 1978) “La forza del movimento di massa”.

[33] Ibidem..

[34] Avanzata Proletaria n. 1 (15 ottobre 1978) “La nostra proposta per il piano operaio”.

[35] LSR  “Bozza di documento per la riunione congiunta del UP dei GCR e della DN della LSR” (Roma, 16 settembre 1978).

[36] Ibidem.

[37] Avanzata Proletaria n. 10 (25 febbraio 1979) “Ieri in Russia, oggi in Iran”.

[38] Avanzata Proletaria n. 13 (8 marzo 1979) “La fase cambia ma le contraddizioni rimangono esplosive”.

[39] Avanzata Proletaria n. 18 (10 giugno 1979) “Risoluzione della direzione nazionale della LSR sui risultati del 3 giugno” .

[40] Ibidem.

[41] Avanzata Proletaria n. 23 (15 ottobre 1979) S. Centi “Dove va il Fronte Sandinista?”.

[42] citato in Spartacist special issue (Gennaio 1980) “Moreno truth kit” pag.3.

[43] Il CORQUI fu una delle meteoriti prodotte dall’esplosione della galassia dell’IC di cui la principale sezione era l’OCI francese di Pierre Lambert. Anche il Comitato Paritetico avrà vita breve dividendosi sull’atteggiamento da tenere verso il governo delle sinistre in Francia. La FB darà quindi vita alla LIL (Lega Internazionale dei Lavoratori).

[44] Inserto speciale di Avanzata Proletaria n° 30 “Un progetto rivoluzionario per gli anni ‘80”.

[45] Ibidem.

[46] Ibidem.

[47] Avanzata Proletaria  n 36 “Un bilancio della nostra campagna”. A Torino la LSR ottenne 1053 voti, a Milano 1076 a Napoli 1662 e a Roma 2278 (tutti i dati sono riferiti alle regionali).

[48] Socialismo o Barbarie seconda serie n 19 febbraio/marzo 1996 “Tra memoria e futuro” D. Renzi “L’itinerario teorico e programmatico”

[49] Avanzata Proletaria n. 39 30 ottobre 1980 “All’indomani.…”.

[50] Avanzata Proletaria n. 40 15 novembre 1980 “La III Conferenza della Lega Socialista Rivoluzionaria: verso i mille organizzati con la LSR”.

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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